
Sì, ma ridotta. E poi sarà il Parlamento, con un voto, a stabilire i livelli di prestazione (Lep) sulle principali quattro materie che riguardano l’autonomia differenziata: trasporto pubblico, scuola, sociale e sanità. Allo stesso tempo, il governo ha ormai cassato la richiesta che Lombardia, Veneto (ma anche l’Emilia Romagna) di poter gestire il residuo fiscale, ipotesi avanzata ai tempi del referendum del 22 ottobre 2017.
In parallelo queste tre regioni otterranno anche il decentramento di alcune competenze che ora sono nella pancia dello Stato centrale. Ma non saranno in tutto 23, come invece chiede il governatore Luca Zaia che ha incontrato il ministro per Affari regionali Francesco Boccia, in trasferta a Venezia per presiedere la conferenza unificata Stato-Regioni. «Certamente a settembre avremo anche una disponibilità nel calendario parlamentare per discussioni che si devono assolutamente trasformare in un atto che consenta poi al Parlamento di esprimersi.
Il disegno legge quadro era pronto, penso ora vada integrato anche con l’esperienza degli ultimi mesi, ma non dobbiamo perdere tempo», ha spiegato il ministro dem. Puntando l’accento e ricalcando le parole pronunciate dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel corso della sua visita a Bergamo. Ovvero: ripartire dagli errori commessi durante la fase acuta dell’epidemia, specie sulla sanità, ricordando che «l’autonomia è la forza dell’unità nazionale se attua i principi di sussidiarietà», è stato infatti il riferimento di Boccia.
Il ministro ha rassicurato il governatore leghista. Anche se, leggendo controluce le dichiarazioni, si capisce come ancora manchi un accordo nel merito delle materie. «Il passaggio parlamentare non ci preoccupa – ha aggiunto Zaia – perché se qualcuno vota conto l’autonomia vuol dire che vota conto la Costituzione». Il leghista ha poi confermato che il Veneto chiederà l’autonomia su «23 materie» e su questo Boccia ha replicato che «sul tema ci sarà una inevitabile mediazione». Il pressing del Veneto, ma anche quello della Lombardia, è tornato a farsi sentire a Palazzo Chigi. Ma Boccia sembra aver ribaltato il paradigma: si partirà prima dai livelli di prestazione, una volta che saranno stati individuati si potrà andare avanti. E soprattutto, altra novità, saranno i partiti a dire l’ultima parola, con un voto vincolante. Al contrario, insomma, della precedente impostazione, promossa dal Carroccio.
Il 22 luglio la commissione Affari costituzionali riprenderà a lavorare su questo argomento. L’arco temporale per arrivare a dama è di un anno, così secondo il Messaggero.
E l’imbroglio continua ormai da quasi 1000 giorni……..
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