
Se per medici assunti dalla sanità, pubblica o privata, morti per l’infezione da Covid è previsto che le famiglie ricevano un indennizzo economico, così non sarà per i congiunti di medici di famiglia e farmacisti stroncati dalla malattia. Per una questione interpretativa giuridica, – si legge sul Corriere della Sera – infatti, le compagnie non riconoscono l’infezione da Covid-19 come infortunio sul lavoro.
Questi professionisti di solito pagano volontariamente una polizza assicurativa che copre i danni da infortuni, versando in media tra i mille e i duemila euro l’anno. Nel loro caso, a differenza dell’Inail, però, le compagnie assicurative private escludono che il contagio possa essere considerato un infortunio e non coprono i danni. Lo fanno se l’assicurato ha stipulato una polizza anche contro le malattie, ma è una cosa molto rara perché in Italia, per fortuna, c’è il Servizio sanitario nazionale che cura gratuitamente. Niente da fare quindi per i 171 medici di famiglia e i 14 farmacisti morti. Per loro, quindi, le regole dell’Inail non valgono. Sulla qualificazione dell’infezione come infortunio c’erano orientamenti opposti tra mondo assicurativo pubblico e mondo assicurativo privato già prima della pandemia. Tante famiglie si rivolgeranno alla magistratura per avere giustizia.
Fonte Affari Italiani
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