Ci sono ponti e ponti. Ed elezioni ed elezioni!

Esistono ponti e ponti. Ponti di serie A e ponti di serie B. Esistono opere che subiscono accelerate improvvise ed altre che rimango sulla carta per anni, e a volte nemmeno su quella.

E così mentre assistiamo felici all’annuncio del termine dei lavori del nuovo ponte di Genova, con tanto di passerella politica quasi come se tra poco più di due mesi si votasse in Liguria (a proposito avranno poi capito a chi devono consegnare l’opera?) vi sono invece strutture che crollano o che vengono chiuse perché a rischio.

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Ed in tutto questo due grandi ritorni: il ponte sullo stretto di berlusconiana memoria, ritirato in ballo dai due Mattei, e il ponte cittadino che dovrebbe essere costruito a Roma per agevolare l’accesso al nuovo stadio della Roma, tanto tristemente noto alle cronache per l’ormai consueto giro di mazzette e tangenti, con corrotti e corruttori, il classico oliatore per ingranaggi radicato nella storia di questo malandato paese. Ma non è che prossimamente si vota anche nella capitale? Si sa che i tifosi godono anche loro del suffragio universale, anche se in alcuni casi lo si potrebbe ridiscutere.

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Ponti che rimangono sulla carta dicevamo e uno di questi è al momento l’erede dell’ultracentenario ed eroico Ponte della Becca, sito laddove il Ticino si sposa col Po, in quel di Mezzanino Po in provincia di Pavia. Ponte storico, di una bellezza rara, che ha resisto a mille battaglie, ai bombardamenti, alle alluvioni, perfino alla mani non sempre collegate al cervello degli uomini che in tutti questi anni hanno dovuto occuparsene.

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Ebbene questa vecchia gloria ha dovuto soccombere mal volentieri all’età e al deperimento del ferro con cui è costruito. E allora prima che sia troppo tardi bisogna intervenire per evitare il peggio.

Più di qualche intervento è stato effettuato negli anni, qualcuno di essi ha anche incuriosito la magistratura, però ora è veramente giunto il momento di mandarlo in pensione.

Non sto a dilungarmi sui passaggi compiuti o non compiuti in tutti questi anni, passaggi che hanno interessato e coinvolto tutte le istituzioni, dai comuni alla provincia di Pavia, dalla regione allo stato centrale, passaggi che negli anni hanno subito accelerazioni, e guarda caso quasi sempre coincise con le scadenze elettorali, e rallentamenti. Non mi dilungo su questo, appunto, perché rischierei in primis di annoiarvi con un articolo gioco forza troppo lungo, e poi non vorrei rovinarvi la giornata con la cronaca dei vari scaricabarili di responsabilità e competenze, per cui passo direttamente ai giorni nostri.

Sabato 27 giugno scorso si è svolta una riunione semi pubblica, visto il periodo ancora assoggettato alle restrizioni per l’emergenza sanitari Covid-19 che ha costretto gli organizzatori a far accedere solo su invito, che si è svolta nei locali del Museo del Po di Mezzanino Po. Una trentina i presenti, al limite della capienza permessa, a cui il Comitato per il Nuovo Ponte della Becca ha illustrato lo stato dei fatti attuale e presentato cinque bozze di progetto che sembrerebbero quelle tra le quali Regione Lombardia dovrà scegliere.

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Il presidente di questo comitato, Fabrizio Cavaldonati, ha chiarito che “lo Studio Preliminare di Fattibilità Tecnico-Economica, del costo di 800mila euro che sono a carico di Regione Lombardia, non è ancora stato consegnato, in notevole ritardo rispetto ai tempi previsti, ma l’assessore Claudia Terzi ne ha promesso il completamento entro il 10 luglio prossimo”.

A questo punto però inizierebbe la fase di progettazione che, secondo l’attuale codice degli appalti, potrebbe necessitare di 4 step e almeno un anno e mezzo o due.

E qua mi fermo. Mi fermo perché, come dicevo all’inizio, esistono ponti di serie A e ponti di serie B. E badate che il Ponte della Becca per la sua dislocazione geografica e per la sua importanza strategica è assolutamente da considerarsi di serie A. E lo è perché per prima cosa unisce un territorio ad alta vocazione agricola e turistica come l’Oltrepò Pavese con il resto della Lombardia e con i relativi confini europei, ed il secondo luogo che gli altri 4 viadotti presenti in provincia che permettono l’attraversamento del fiume Po sono nelle stesse condizioni se non addirittura peggiori.

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I tempi si prospettano lunghissimi insomma, speriamo di non dover piangere anche noi delle vittime come successo a Genova.

Ma la domanda ha questo punto giunge spontanea: ma con un’autonomia vera e non di facciata dovremmo aspettare così tanto tempo per vedere realizzata un’opera così importante per il territorio? E con un residuo fiscale così alto è giusto assistere al rimpiattino delle competenze come abbiamo assistito in tutti questi anni?

È una domanda che giro volentieri a quei politici che, a parole dicono di lavorare per il territorio, mentre nei fatti dimostrano esattamente il contrario.

A meno che non si debba aspettare la prossima accelerazione che periodicamente avviene a ridosso delle consultazioni elettorali.

L’alternativa potrebbe essere un Pavia Calcio in serie A e la necessità di un nuovo stadio, sullo stile di quello giallorosso capitolino, sempre però accompagnato da elezioni imminenti.

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Regista televisivo e teatrale

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