Scuola. 85150 cattedre vacanti. Con l’Autonomia regionale il problema si risolve

Dopo le operazioni di mobilità sui posti di ruolo rimangono scoperte 85.150 cattedre: un record. Erano 64.149 lo scorso anno. Il motivo? Con i concorsi bloccati per lungo tempo – nodo ereditato dalla ministra Lucia Azzolina – non ci sono insegnanti da assumere nell’organico di diritto. Un fenomeno noto, che fa parte delle tante contraddizioni del sistema di reclutamento degli insegnanti e che si aggrava di anno in anno. Sono esaurite, soprattutto al Nord, le Gae (graduatorie ad esaurimento) e le graduatorie dei vincitori dei passati concorsi ovvero i canali da cui attingere per assunzioni a tempo indeterminato.

All’orizzonte i concorsi, oggetto di scontro al governo dopo un muro contro muro tra la ministra Azzolina, che voleva fare quello straordinario per medie e superiori a luglio e con una prova, e Pd e Leu che reclamavano assunzioni “per anzianità di servizio e titoli personali” afferma la segretaria di Cisl Scuola Lena Gissi.

L’anno scorso il Mef aveva dato il via libera all’assunzione di 53.627 docenti, cinquemila in meno di quelli richiesti dall’allora ministro Bussetti. Sulla procedura di mobilità ieri ha fatto il punto il ministero all’Istruzione. Oltre il 55% delle richieste di mobilità sono state soddisfatte spiega una nota. Nel dettaglio, sono state accolte 49.053 domande di mobilità territoriale (su un totale di circa 90mila), il 54,3% di quelle presentate, per un totale di 8.000 spostamenti circa fuori Regione garantiti agli insegnanti.

Quindi uno dei problemi principali risiede storicamente nella richiesta di mobilità degli insegnanti. Soprattutto al Sud, vengono vinte cattedre al Nord. E’ notorio che l’obiettivo dell’insegnante di Agrigento non è quello di spostarsi definitivamente al Nord per insegnare, magari con un contratto a tempo determinato,  bensì quello, vinta la cattedra, di chiedere la mobilità per avvicinarsi alla propria residenza. Questo lascia in seconda battuta scoperte moltissime cattedre al Nord con le ovvie difficoltà di rimpiazzare gli insegnanti anche attraverso la Gae ormai svuotate.

Inoltre si aggiunge il problema del collo di bottiglia rappresentato dai concorsi pubblici.

Tutti problemi che troverebbero una soluzione almeno parziale se fosse stata accolta, nell’ambito della richiesta di Autonomia delle Regioni, la richiesta di poter gestire anche il reclutamento del corpo docente e non docente in ambito regionale. La gran parte delle richieste di mobilità sarebbero scomparse ed il sistema scuola avrebbe beneficiato di insegnanti direttamente provenienti dal territorio lasciando solo la possibilità di compensare in ambito interregionale solo le carenze o gli eccessi localizzati nelle singole regioni. Opzione a suo tempo esclusa, al tempo del governo giallo-blu, proprio dal l’allora Ministro Bussetti (Lega) disposto solo a permettere in ambito regionale solo la nomina dei dirigenti scolastici (alla faccia dell’Autonomia) . Se a questa possibilità fosse garantita alle Regioni anche la possibilità di procedere alla nomina diretta (e non solo tramite concorso) degli insegnanti di ruolo (e non solo delle supplenze come avviene oggi) magari penalizzati dalla mancanza dei punteggi derivanti dai concorsi, si porrebbero le basi per una drastica riduzione del problema della cronica mancanza di insegnanti, si eviterebbe all’insegnante di Avellino  il calvario di dover vincere il concorso a Bergamo per poi magari gradualmente avvicinarsi a casa tramite richieste di mobilità e  si eviterebbe conseguentemente nelle classi  l’annoso problema del cambio continuo dell’insegnante a causa della mobilità.

Per non parlare della conoscenza del territorio dal parte degli insegnanti che sicuramente faciliterebbe il rapporto con gli studenti nonché l’inserimento sociale degli insegnanti stessi.

Ma si sa, questo è un paese dove le cose semplici, logiche e funzionali sono sacrificate in nome del centralismo più becero per garantire il controllo da parte dello Stato in vece di disporre di un sistema moderno ed efficiente.

Uno dei motivi per insistere nel pretendere l’Autonomia delle Regioni che sono nelle condizioni di farsene carico.

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Gianantonio Bevilacqua, giornalista pubblicista dal 1998 Ordine dei Giornalisti - Regione Lombardia. , Esperto di difesa e politica

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