
Un Omaggio a Indro Montanelli
Contro la dittatura del pensiero unico
Domenica mattina la Statua di Indro Montanelli (1909-2001), realizzata nel 2006 da Vito Tongiani nei giardini pubblici di Milano, si presentava così: ricoperta di vernice rossa, umiliata, infangata da scritte ingiuriose, come “razzista” e “pedofilo”. A rivendicare quel gesto Rete Studenti Milano e il LuME(Laboratorio universitario metropolitano). Non è la prima volta che quella statua/omaggio al più grande giornalista italiano, è la pietra dello scandalo e la roccia della discordia: le neofemministe, gli studenti, e certe associazioni pretendono da tempo che il monumento sia cancellato da Milano. Indro Montanelli viene considerato razzista e pedofilo (a torto) per un motivo molto semplice: nel 1936,come inviato speciale nella guerra dei fascisti in Eritrea, sposò legalmente e senza infrangere il Codice Penale una giovane ragazza di 12 anni del luogo. Gridate pure allo scandalo! Questa è solo l’apparenza. La vera causa del disprezzo verso il fondatore de “Il Giornale” è ideologica: egli ha rappresentato e rappresenta ancora oggi simbolicamente l’immagine dell’uomo che non si piega agli interessi di parte, dei siparietti partitici, del Pensiero Unico dominante e liberticida verso coloro che osano ancora avere un pensiero, all’interno di un conformismo amalgamato e insensato. Chi si scaglia contro la figura di Montanelli considerandolo a più riprese “fascista”(nonostante fosse antifascista e liberale), “razzista” e “colonizzatore”, lo fa con una tale disonestà intellettuale che grida vendetta al cielo. In primis perchè ogni avvenimento storico va collocato e compreso all’interno della propria epoca. Non stiamo parlando ovviamente dei soliti “corsi e ricorsi storici” di chi cita a sproposito un filosofo come Gianbattista Vico; noi ci riferiamo ad Hegel il quale, nella sua monumentale opera de “La filosofia della Storia”, considerava l’essere umano come figlio del proprio tempo. Fare processi a posteriori, con l’aggravante che l’imputato non è più tra i vivi, manifesta tutta l’ignoranza degli accusatori. Secondariamente, e questo va detto chiaro e tondo senza remore, mettere sotto accusa costantemente un avvenimento del passato è una scusa efficace per non guardare alla miseria del presente. Indro Montanelli era figlio di una società di uomini coraggiosi. Oggi, purtroppo, la “storia” la fanno i vili, i piccoli uomini, i fashion blogger, gli artisti del trap e i bulletti del quartiere. Chi ragiona ormai vive da emarginato. Montanelli ragionava, aveva la bacchetta magica al posto della penna, sapeva spiegarsi e costruire un’atmosfera magica che accompagnasse il lettore nel recepire la melodia delle sue noti fragranti impastate dallo stupore per il sublime. Per questo motivo le neofemministe dovrebbero farsi un bell’esame di coscienza quando infangano Montanelli. Egli aveva un grande rispetto per il ruolo delle donne nella società. Non apprezzava, tuttavia, la licenziosità dei costumi, il malcostume, la retorica dei diritti separata dai doveri di sessantottina memoria.
Montanelli, nella decadenza sociale della nostra cultura è un faro e una speranza di libertà per tutti. Profanate ancora la sua statua con l’inchiostro rosso sangue, simile alle tracce ematiche lasciate sull’asfalto, quando fu gambizzato dai terroristi delle Brigate Rosse. Distruggete la statua, si… ma farete i conti con l’immortalità dei suoi scritti.
Adalberto Ravazzani
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