
Seppur mitigato dagli effetti dell’emergenza Covid – 19, il Sovranismo è indubbiamente il fenomeno politico di questi anni. Ma che cos’è esattamente il sovranismo e cosa significa? Secondo il vocabolario Treccani online il termine, sostantivo maschile, indica una “posizione politica che propugna la difesa o la riconquista della sovranità nazionale da parte di un popolo o di uno Stato, in antitesi alle dinamiche della globalizzazione e in contrapposizione alle politiche sovrannazionali di concertazione”. Di fatto quindi per sovranismo s’intende la possibilità pe uno Stato di esercitare il suo potere – sovrano – non dovendo (più) dipendere da scelte concertate a livello internazionale con altri paesi all’interno di organizzazioni sovranazionali.
In verità all’interno vi si trovano le più diverse posizioni politiche, spesso in netta contraddizione tra loro. Ecco allora che nel calderone sovranista i media vi annoverano nomi e partiti storicamente legati all’estrema destra come il francese Front National di Marine Le Pen (oggi ha cambiato nome in Rassemblement National per cercare di far dimenticare il passato filofascista del fondatore Jean-Marie Le Pen) ma anche l’inglese Brexit Party di Nigel Farage ed il Primo Ministro inglese e leader del Conservative Party Boris Johnson.
Sempre rimanendo in Europa, più precisamente ad est, vengono annoverati, più a torto che a ragione, i cosiddetti V4 (i quattro paesi del gruppo Visegrad, vale a dire Repubblica Ceca, Slovacchia, Polonia e Ungheria) capitanati dal Primo Ministro magiaro Viktor Orban che di uscire dall’Unione Europea non gli è nemmeno mai passato per la testa ed anzi propone l’istituzione di un esercito europeo. Dentro al calderone, mescolati tutti assieme, non mancano il Presidente del Brasile Jair Bolsonaro, il sovranista ante litteram Vladimir Putin ed il sovranista di maggior successo mediatico, il 45° Presidente degli Stati Uniti d’America Donald Trump.
Un paese, l’Italia, presenta la situazione più strana, anzi direi unica. Infatti, il primo partito sovranista in termini di consensi, è la Lega Salvini Premier (tallonata da Fratelli d’Italia). Caso unico, si diceva, perché la virata ideologica del partito di Salvini non ha precedenti in Europa (e non solo). Da movimento territoriale autonomista (con spinte indipendentiste e secessioniste) fortemente radicato al Nord, a partito nazionale e nazionalista promotore di un qualunquismo ideologico orientato da Twitter e Google Trends.
Tutto ciò premesso per analizzare la situazione/questione settentrionale. Il cambio ideologico della Lega ha lasciato il Nord senza alcun soggetto politico che ne porti avanti le istanze. La mancanza di un “sindacato di territorio” deve indurre a riflettere sulla bontà o meno della ricetta sovranista per le terre Padane. In questi anni il Nord Italia non ha fatto mancare i suoi consensi al “blocco sovranista”; ma l’adesione al progetto (?) politico nazionalista antieuro ed eurocritico ha ripagato la fiducia concessagli portando avanti la “riforma madre” per la parte produttiva del paese? Oggi possiamo tranquillamente dire di no. Il referendum lombardo – veneto è rimasto lettera morta e nonostante la parentesi governativa gialloverde, tutte le istanze autonomiste sono state disattese.
Finito l’amore per il sovranismo di matrice italiota (proprio in questi giorni i sondaggi hanno confermato l’emorragia di consensi della formazione Salvini Premier) ed archiviata negativamente l’esperienza di governo, il Nord rimane ancora solo. Sedotto e abbandonato potremmo dire.
E’ evidente che la proposta nazional-sovranista de “L’Italia vince tutta unità da Nord a Sud” non funziona. O meglio, funziona per il Sud che si è visto riconoscere ulteriori misure assistenziali e non funziona per il Nord, dove lo Stato si assicura che nulla cambi. Niente competenze, niente risorse, niente autonomia.
Bisogna allora (ri)partire da un progetto che prenda formalmente atto che non esiste una sola Italia ma diverse (in tutti i sensi) Italie ciascuna con specifiche esigenze, con una propria storia, una propria cultura, una propria tradizione, una propria comunità etnica. Il concetto di Stato-Nazione italiano, etnicamente eterogeneo al suo interno ed unito da Nord a Sud, rilanciato recentemente dall’ideologica sovranista, ha mostrato la corda proprio durante la grave crisi sanitaria dovuta al Covid – 19.
Durante il lungo lockdown sono emerse prepotentemente le diversità intrinseche nello Stato -Nazione tanto decantato dal Sovranismo. Da Nord a Sud le differenze sono state tantissime. Il ricordo, ancora fresco, del doloroso silenzio del Nord nei giorni più bui della quarantena fa a pugni con il ricordo dei canti dai balconi del Sud.
Il fallimento del neocentralismo sovranista lascia inevitabilmente campo libero al ritorno, quantomeno al Nord, dell’etnoregionalismo. Lo Stato – Nazione deve necessariamente lasciare spazio a Regioni – Stato intese come comunità autonome, etnicamente omogenee al proprio interno, accomunate non solo da rivendicazioni di tipo economico ma anche, e soprattutto, da radici di sangue, tradizioni e da una coerente visione del mondo.
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