Regione Lombardia. Richiesta danni alla Cina, la montagna partorì il topolino

Il 29 Aprile il deputato leghista paolo Grimoldi annunciò l’intenzione di chiedere un risarcimento miliardario alla Cina per i ritardi e le supposte nascoste informazioni relative alla reale portatadell’epuidemia. 20 miliardi era la cifra ipotizzata.

Su questo l’aula del Pirellone è stata chiamata a discutere nei giorni scorsi. Il Consiglio regionale ha però approvato  una più amichevole richiesta alla giunta della Lombardia perchè si attivi con il Governo e l’Unione europea “affinché si accertino le responsabilità del governo cinese nella mancata e tempestiva comunicazione sull’epidemia Coronavirus”. Così il consiglio regionale della Lombardia oggi ha approvato a maggioranza (42 a favore, 33 contrari) una mozione presentata dalla Lega Nord (primo firmatario il capogruppo Roberto Anelli).

Prima del dibattito il documento è stato modificato dalla Lega, eliminando la richiesta di risarcimento, sottolineando la necessità di arrivare ad accertare le responsabilità della Repubblica Popolare Cinese. Nel documento si sottolineano “i contagiati e i morti” che il virus ha provocato in Lombardia “la Regione- si legge- più colpita d’Italia e tra le aree più colpite al mondo” e i drammatici effetti che il lockdown ha provocato sul tessuto produttivo, con perdite che nel biennio secondo le stime più pessimistiche arriverebbero a 180 miliardi.La mozione evidenzia anche le ragioni che mettono sul banco degli accusati la Cina, a partire dalle dichiarazioni rilasciate dal Segretario di Stato americano Mike Pompeo che ha evidenziato come siano “numerose le prove sul fatto che il coronavirus arrivi dal laboratorio di virologia di Wuhan”.

La mozione è stata illustrata in Aula dal consigliere del Carroccio Alessandro Corbetta, secondo il quale “la Cina ha tenuto nascosto la malattia, vogliamo chiarezza perché a causa del virus la Lombardia ha pagato un altissimo prezzo in vite umane. La richiesta di chiarezza non è rivolta né alle tante comunità cinesi esistenti da noi, che nulla hanno a che fare con l’epidemia, né nei confronti del popolo cinese, ma è indirizzata al governo della Repubblica Popolare Cinese che con la sua omertà ha fatto perdere tempo prezioso nell’avviare azioni di contenimento”.

Per Consolato Mammì del Movimento 5 Stelle la mozione “è un capolavoro: basta sostituire Cina con Lombardia per descrivere il disastro che c’è stato. Questa mozione, visto l’entità del volume import/export con la nostra Regione, fa più danni del Coronavirus”.

Anche per Pietro Bussolati del Pd la mozione “rischia di mettere in difficoltà i rapporti economici e rischia di provocare una grave crisi. Questo documento è una beffa, la Lombardia vuole scaricare le sue responsabilità e errori su altri”.

Secondo Michele Usuelli di +Europa-Radicali la mozione “è grave, sconsiderata e rischia di provocare pesanti ripercussioni nei rapporti commerciali tra Lombardia e Cina e inasprire i rapporti con una comunità che è importante per i numeri della nostra economia”.

Per Gianluca Comazzi, capogruppo di Forza Italia, “l’intenzione della mozione non è quella di interrompere i rapporti con la comunità cinese ma vuole chiedere a fronte di una epidemia e di fronte a migliaia di morti, che il Governo cinese ci dica cosa è successo, faccia un’operazione di trasparenza. Non c’è nulla di scandaloso nell’avanzare richiesta di chiarezza”.

Molto più blanda quindi la risposta della Regione che evidentemente non se l’è sentita di affrontare di petto il gigante cinese, forte di grandi comunità in Lombardia nonché della sua presenza in molte realtà produttive. Una marcia indietro quella del Consiglio regionale che ha una logica ma che una volta di più mette in evidenza la discrasia tra realtà e la necessità di una forte propaganda partitica. Evitare che i proclami “montagne” si trasformino poi in topolini dovrebbe essere una priorità anche dal punto di vista mediatico per far si che sparate propagandistiche ritornino indietro come un boomerang.

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Gianantonio Bevilacqua, giornalista pubblicista dal 1998 Ordine dei Giornalisti - Regione Lombardia. , Esperto di difesa e politica

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