Ordini di scuderia, devozione e poltrone. Ma quanti davvero ci credono?

Lo spunto arriva dalla bella intervista del nostro Roberto Pisani al senatore ed ex Ministro Gian Marco Centinaio (leggila qui), uomo di punta prima del leganordismo padano ed ora del leganazionalismo salviniano. Come lui tanti colonnelli leghisti si sono affermati politicamente durante il “regno” incontrastato di Umberto Bossi per poi migrare idealmente verso la new wave nazionalista e sovranista di Matteo Salvini, incluso lo stesso Matteo Salvini.

Punzecchiamo prima un poco le risposte dell’ex Ministro pavese. La difesa d’ufficio di tutti gli esponenti leghisti, incluso Centinaio, sul perché dell’Autonomia si siano perse le tracce, è un coro unanime di j’accuse nei confronti dell ex alleato pentastellato. L’Autonomia doveva essere la tempesta perfetta, l’obiettivo primario anche della Lega salviniana che ricordiamo nel suo nuovo statuto pone come elemento fondante il federalismo seppur a livello nazionale. Federalismo ricordiamo che è qualcosa di ben più profondo dell’Autonomia differenziata del quale questa può essere semmai considerata un primo passo.

L’Autonomia nel corso del primo consiglio dei Ministri la otterremo in quindici minuti, tuonava il Capitano.

Se sedici mesi di governo gialloblu non hanno prodotto nemmeno il famoso topolino in tema di Autonomia, la responsabilità, ahimè, non può essere accollata solo a Di Maio & C. Si partiva da un postulato, quello siglato il 28 febbraio 2018 tra Stato e Regioni (Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna) nel quale era chiaramente scritto che l’Autonomia sarebbe stata spesata attraverso la spesa storica, la redistribuzione fiscale ed i costi standard.

E difatti ancora nel Giugno 2019 l’allora Ministro Erika Stefani parlava chiaramente di  ricalibrare tributi e aliquote fiscali. In altre parole spostare percentuali tributarie dallo Stato alle Regioni per pagare le maggiori competenze alle Regioni. Da quel momento si è passati alla Autonomia a costo zero per lo Stato, a spesare l’Autonomia tramite trasferimenti da Stato a Regioni fino a rinnegare i pre accordi firmati. Poi più nulla.

Va inoltre sottolineato che non solo i Ministri pentastellati si opposero alle richieste delle Regioni ma anche Ministri leghisti. Ricordiamo come il Ministro della Scuola Bussetti, quota Lega, si oppose a demandare la gestione della scuola alle Regioni, con la sola eccezione della nomina dei dirigenti scolastici. La nomina e gestione del corpo docente e non docente doveva quindi rimanere in capo allo Stato.

Una Autonomia di facciata quindi quella della Lega che ovviamente non poteva sbilanciarsi verso le richieste dei Governatori del Nord senza rischiare concretamente di vedersi attaccare da Sud che era la nuova terra di conquista di Salvini &C.

“La Lega porterà l’Autonomia quando governerà da sola” abbiamo sentito pronunciare da molti colonnelli leghisti, fino a poco prima irriducibili autonomisti e indipendentisti come disse l’ex Vice Ministro Dario Galli nel corso di un convegno a Varese nell’Ottobre 2019 organizzato da Rete 22 Ottobre. Ma rimaneva e rimane sempre la discrasia di una Lega nazionale che deve salvare capra e cavoli tra le richieste del Nord ed i rifiuti netti di Autonomia al Sud. Risultato: Autonomia zero.

Il vice segretario federale Andrea Crippa, con gran sincerità (o ingenuità) rilasciava alla stampa la “confessione” sul perché non era possibile spingere sulla Autonomia: “perderemmo troppi voti al Sud”. Questa è la pura verità

Ma questo coro all’unisono di coloro che fino a pochi mesi prima inneggiavano con calore all’indipendenza, ha un sapore strano. Non è possibile che di punto in bianco tutta la dirigenza leghista abbia subito interventi di optogenetica finalizzata alla cancellazione dei ricordi e delle idee. Più facile pensare al puro spirito di sopravvivenza.

Il Capitano con gran bravura e con la complicità della “Bestia” di Morisi, aveva portato i consensi fino al 38% subito dopo le Elezioni Europee seppur mettendo insieme consensi che insieme sarebbero sopravvissuti poco, il cui collante era una campagna mediatica da libri di storia. Chi mai avrebbe potuto contrapporsi a tali numeri senza rischiare un immediato oblio politico e dissoluzione immediata della poltrona occupata?

La netta convinzione per non dire la certezza, è l’automascheramento della classe dirigente ex leganordista per pura sopravvivenza della specie….e delle prebende parlamentari. L’ordine di scuderia è stato per molto tempo osservato come un comandamento.

Oggi però cominciano i primi segni “recessivi” anche nelle politiche di Salvini che, ricordiamolo, non ha certamente il carisma del padre fondatore Umberto Bossi ma ha saputo far suoi i social colmando l’eterno problema della fu Lega Nord, la comunicazione.

Al Sud quei consensi, attaccati perlopiù con lo scotch e legati al mantenimento delle promesse elettorali naufragate con l’autoflagellazione del 8 Agosto 2019 con la sfiducia al proprio Governo, si stanno sciogliendo come neve al sole. In Calabria la batosta elettorale è stata forte. Il partito si sta dissolvendo li ed in Puglia dove centinaia di amministratori leghisti stanno apertamente contestando le scelte del Partito. E pensiamo che anche in Campania la sorte non sarà migliore quando tra pochi mesi si andrà a votare.

Ad Est la figura di Salvini è totalmente messa in ombra da quella di Luca Zaia, nuovo eroe dei due mondi, quello normale e quello Covid-19. A Salvini resta una Lombardia peraltro sotto costante attacco per la gestione dell’emergenza sanitaria.

In politica tutto cambia ormai velocemente come anche le idee, che non sono più il fine ma il mezzo per ottenere il potere. Nulla di cui stupirsi se in un prossimo futuro, magari con l’oscurarsi della stella salviniana, i vari colonnelli leghisti, tra cui l’amico Centinaio, torneranno a parlare con più convinzione di autonomia, indipendenza, federalismo, una sorta di “back to the roots”. La politica si sa, è una ruota.

Avranno però perso una sorta di verginità delle idee, la certezza di essere creduti, perché chi cambia idea una volta la potrà cambiare anche in futuro. La Lega Nord dove sono nati e cresciuti rappresentava quasi un culto, un’idea inossidabile di cambio della struttura dello Stato, una contrapposizione alla politica tradizionale, “noi da soli contro tutti”. E’ questo che decretò il successo di Bossi. Oggi la politica va dove è il consenso e le idee cambiano di conseguenza.

Caro Gian Marco Centinaio, avete guadagnato potere politico e parlamentare ma l’avete svuotato dalle idee e dalla volontà prioritaria di difendere la vostra gente. A questo punto, meglio gli Schutzen.

Nord Notizie è naturalmente disponibile ad accogliere e pubblicare osservazioni e repliche da parte dell’amico Gian Marco Centinaio o di altri esponenti della Lega.

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Gianantonio Bevilacqua, giornalista pubblicista dal 1998 Ordine dei Giornalisti - Regione Lombardia. , Esperto di difesa e politica

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