
“Giusto far cadere il governo. Quell’esperienza era giunta al capolinea”
Gian Marco Centinaio, 48 anni di Pavia, senatore della Repubblica al secondo mandato, già Ministro con deleghe al turismo e all’agricoltura nel primo governo Conte, ha avuto un ruolo di primissimo piano nel percorso che ha portato la Lombardia e il Veneto al referendum per l’ottenimento di maggior autonomia di queste due regioni, ricoprendo l’incarico di referente per la Lombardia per il Comitato del SI del centrodestra. Noi lo abbiamo incontrato sia per fare un punto sulla situazione dei due settori che dirigeva da ministro, sia per cercare di capire a che punto è il percorso post referendum e dove si è arenato.
Sen. Centinaio lei è stato ministro dell’agricoltura e del turismo nel primo governo Conte. Iniziamo dall’agricoltura. Lei è pavese quindi proviene da un territorio prevalentemente agricolo. Che situazione ha trovato quando si è insediato e che settore ha lasciato dopo 14 mesi?
Ho trovato un settore abbandonato a se stesso. Dal mondo agricolo ho sentito subito il grido d’aiuto perché al Ministero nessuno ascoltava l’agricoltura e la governava. Ho trovato problemi lasciati insoluti da tempo come ad esempio la Xylella in Puglia o il settore vino senza nemmeno il Comitato vini nominato. Ho trascorso mesi a riorganizzare e rincorrere le problematiche irrisolte. Ho lasciato un settore con una linea di governo e pronto ad affrontare la fase due: la programmazione. Vedo però che si sta tornando al punto di partenza come un pericoloso gioco dell’oca.
Quando si parla di agricoltura si parla purtroppo anche di caporalato. Se ne parla soprattutto per il sud però lei sa che anche al nord vi sono dei casi che stagionalmente emergono, per esempio durante la vendemmia. Chi vive in zone vitivinicole tocca con mano queste realtà. È un fenomeno impossibile da sconfiggere? Serve davvero la regolarizzazione degli immigrati per far fronte al problema?
Il fenomeno del caporalato è un fenomeno duro da combattere. Però bisogna farlo per avere un’agricoltura più etica. Esiste una legge ad hoc ma ha evidenti limiti. Bisogna rivedere la legge e punire con severità le aziende che sfruttano la manodopera. La regolarizzazione non è la soluzione. E non lo dice Centinaio bensì le associazioni di categoria che hanno proposto idee alternative come i corridoi verdi o l’utilizzo dei disoccupati o dei percettori di reddito di cittadinanza. Purtroppo il ministro non ascolta.
Ma una volta terminata la stagione questi nuovi “regolari” che fine faranno? Reddito di cittadinanza?
Speriamo di no! Rimarrebbero in balia degli sfruttatori di esseri umani senza aver risolto la problematica.
Voi avete operato ovviamente su tutto il territorio nazionale, però le voglio chiedere una cosa: secondo lei di cosa ha bisogno l’agricoltura al nord? Che idea si è fatto?
In questo momento di risorse per uscire dalla crisi e di un grande piano strategico che privilegi le filiere più importanti per lo sviluppo dei territori. Inoltre un piano di investimenti in agricoltura di precisione e di nuove tecnologie. Bisogna rimanere al passo con i tempi dei competitor mondiali.
Passiamo al turismo. Si avvicina la stagione e sarà, gioco forza, una stagione anomala a causa della pandemia. Secondo lei come si può affrontare la situazione e cercare di limitare i danni?
Annata da dimenticare e aiutare economicamente il settore per traghettarlo velocemente e con i minori danni possibili al 2021. Risorse a fondo perduto per un settore che, secondo gli esperti, perderà il 75% del fatturato con il rischio che molte aziende chiudano per sempre.
Bonus vacanze. Uno strumento valido secondo lei?
Bonus vacanze era una nostra idea ma con presupposti e cifre diverse. Secondo noi un buono vacanze di 250 euro per tutti i cittadini italiani da utilizzare in tutte le filiere del turismo negli anni 2020 e 2021 da scontare in detrazione fiscale. Secondo loro un buono da 150 euro da utilizzare solo in alcune filiere, per i cittadini con al massimo 40 mila euro di ISEE e scontabile all’80% direttamente nella struttura alberghiera e il 20% in detrazione. Complicazione affari semplici per evitare che la gente lo usi.
Recentemente ci sono state alcune dichiarazioni piuttosto pesanti da parte di alcuni esponenti politici, tra cui anche qualche governatore specialmente del centro sud, che non si sono certo risparmiati nei confronti dei residenti del nord, facendo intendere che non sono ospiti graditi, specie i lombardi, considerandoli quasi degli appestati. Secondo lei questo avrà delle ripercussioni sul turismo di quelle zone?
Ignoranza allo stato puro. I Lombardi sono i cittadini italiani che girano di più e spendono di più per le vacanze. Dichiarare i lombardi indesiderati vuol dire rinunciare a una bella fetta di turismo. Personalmente non andrò in nessuna di quelle regioni che in questi mesi ha ghettizzato e offeso i miei corregionali.
Autonomia. Lei è stato referente Lombardo del centrodestra per il comitato del SI in occasione del referendum del 22 ottobre 2017. Avendola vissuta direttamente anche come esponente del governo precedente, com’è la situazione? Arriverà, e se si in che termini, quella benedetta autonomia che Lombardia e Veneto hanno richiesto a gran voce? Che idea si è fatto?
Che il M5S non volesse portare avanti la richiesta di milioni di Lombardi e Veneti e che in questo momento nemmeno il PD abbia voglia di assecondare la volontà popolare. Da Lombardo sono convinto che l’autonomia della mia regione sia la strada maestra.
D’accordo il M5S però anche il ministro Bussetti aveva dichiarato che era contrario ad un trasferimento di competenze alle regioni in ambito scolastico, se non per la nomina dei dirigenti scolastici. Inoltre la ministra Erika Stefani ha sempre parlato di autonomia a costo zero per lo stato. Questo nel vostro disegno significava un maggior trasferimento dallo stato alle regioni, e se si avevate già quantificato gli importi, oppure la possibilità da parte delle regioni stesse di aumentare le loro imposizioni fiscali?
Significava un trasferimento di risorse alle Regioni senza aumentare le tasse. Non avevamo ancora previsto le cifre in quanto ci siamo fermati alla fase 1 causa crisi di Governo. Continuiamo a essere dell’idea che alcune competenze sia giusto che vengano trasferite alle regioni ma con equilibrio tra i poteri dello Stato.
Alla luce di quanto è successo, governo PD/M5S ritiene che sia stato giusto far saltare il governo oppure sia stato un errore?
Quando è stata presa quella decisione eravamo convinti che si sarebbe andato a votare velocemente. Personalmente ritengo che quell’esperienza di governo fosse giunta al capolinea.
Una domandina sulla Lega però alla fine devo fargliela. Pare che non tutti abbiano completamente digerito la svolta nazionalista di Salvini e alcuni esponenti, anche di spicco, della Lega si sono lasciati andare a dichiarazioni, più o meno velate, che contrasterebbero con la linea politica del segretario. Se a questo si aggiunge il fatto che il governatore del Veneto Zaia avrebbe un gradimento superiore dello stesso segretario, lei pensa che ci possa essere una svolta a nord della linea politica del partito? Oppure la strada ormai è segnata ed è quella del partito nazionalista di centrodestra?
Una svolta che ha dato risultati mai raggiunti dal Movimento. Io continuo a pensare che la Lega debba avere una visione nazionale ma, come nella grande CDU tedesca ci debbano essere esponenti che tengono alta la questione settentrionale. Solo la lega può dare risposte al nord perché è nel suo DNA. È nella sua storia. Io, per esempio, ho dato risposte a 360 gradi a tutto il Paese senza dimenticare da dove arrivo e chi mi ha permesso di arrivare lì.
Per completezza sul tema autonomia ricordiamo ai lettori che gli articoli 116 e 117 della Costituzione regolamentano le competenze di stato e regioni e citano testualmente:
Art. 116- Il Friuli Venezia Giulia, la Sardegna, la Sicilia, il Trentino-Alto Adige/Südtirol e la Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste dispongono di forme e condizioni particolari di autonomia, secondo i rispettivi statuti speciali adottati con legge costituzionale. La Regione Trentino-Alto Adige/Südtirol è costituita dalle Province autonome di Trento e di Bolzano. Ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, concernenti le materie di cui al terzo comma dell’articolo 117 e le materie indicate dal secondo comma del medesimo articolo alle lettere l), limitatamente all’organizzazione della giustizia di pace, n) e s), possono essere attribuite ad altre Regioni, con legge dello Stato, su iniziativa della Regione interessata, sentiti gli enti locali, nel rispetto dei principi di cui all’articolo 119. La legge è approvata dalle Camere a maggioranza assoluta dei componenti, sulla base di intesa fra lo Stato e la Regione interessata.
Art. 117 – La potestà legislativa è esercitata dallo Stato e dalle Regioni nel rispetto della Costituzione, nonché dei vincoli derivanti dall’ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali.
Lo Stato ha legislazione esclusiva nelle seguenti materie:
a) politica estera e rapporti internazionali dello Stato; rapporti dello Stato con l’Unione europea; diritto di asilo e condizione giuridica dei cittadini di Stati non appartenenti all’Unione europea;
b) immigrazione;
c) rapporti tra la Repubblica e le confessioni religiose;
d) difesa e Forze armate; sicurezza dello Stato; armi, munizioni ed esplosivi;
e) moneta, tutela del risparmio e mercati finanziari; tutela della concorrenza; sistema valutario; sistema tributario e contabile dello Stato; armonizzazione dei bilanci pubblici; perequazione delle risorse finanziarie;
f) organi dello Stato e relative leggi elettorali; referendum statali; elezione del Parlamento europeo;
g) ordinamento e organizzazione amministrativa dello Stato e degli enti pubblici nazionali;
h) ordine pubblico e sicurezza, ad esclusione della polizia amministrativa locale;
i) cittadinanza, stato civile e anagrafi;
l) giurisdizione e norme processuali; ordinamento civile e penale; giustizia amministrativa;
m) determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale;
n) norme generali sull’istruzione;
o) previdenza sociale;
p) legislazione elettorale, organi di governo e funzioni fondamentali di Comuni, Province e Città metropolitane;
q) dogane, protezione dei confini nazionali e profilassi internazionale;
r) pesi, misure e determinazione del tempo; coordinamento informativo statistico e informatico dei dati dell’amministrazione statale, regionale e locale; opere dell’ingegno;
s) tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali.
Sono materie di legislazione concorrente quelle relative a: rapporti internazionali e con l’Unione europea delle Regioni; commercio con l’estero; tutela e sicurezza del lavoro; istruzione, salva l’autonomia delle istituzioni scolastiche e con esclusione della istruzione e della formazione professionale; professioni; ricerca scientifica e tecnologica e sostegno all’innovazione per i settori produttivi; tutela della salute; alimentazione; ordinamento sportivo; protezione civile; governo del territorio; porti e aeroporti civili; grandi reti di trasporto e di navigazione; ordinamento della comunicazione; produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell’energia; previdenza complementare e integrativa; coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario; valorizzazione dei beni culturali e ambientali e promozione e organizzazione di attività culturali; casse di risparmio, casse rurali, aziende di credito a carattere regionale; enti di credito fondiario e agrario a carattere regionale. Nelle materie di legislazione concorrente spetta alle Regioni la potestà legislativa, salvo che per la determinazione dei princìpi fondamentali, riservata alla legislazione dello Stato.
Spetta alle Regioni la potestà legislativa in riferimento ad ogni materia non espressamente riservata alla legislazione dello Stato.
Le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano, nelle materie di loro competenza, partecipano alle decisioni dirette alla formazione degli atti normativi comunitari e provvedono all’attuazione e all’esecuzione degli accordi internazionali e degli atti dell’Unione europea, nel rispetto delle norme di procedura stabilite da legge dello Stato, che disciplina le modalità di esercizio del potere sostitutivo in caso di inadempienza.
La potestà regolamentare spetta allo Stato nelle materie di legislazione esclusiva, salva delega alle Regioni. La potestà regolamentare spetta alle Regioni in ogni altra materia. I Comuni, le Province e le Città metropolitane hanno potestà regolamentare in ordine alla disciplina dell’organizzazione e dello svolgimento delle funzioni loro attribuite.
Le leggi regionali rimuovono ogni ostacolo che impedisce la piena parità degli uomini e delle donne nella vita sociale, culturale ed economica e promuovono la parità di accesso tra donne e uomini alle cariche elettive [3].
La legge regionale ratifica le intese della Regione con altre Regioni per il migliore esercizio delle proprie funzioni, anche con individuazione di organi comuni.
Nelle materie di sua competenza la Regione può concludere accordi con Stati e intese con enti territoriali interni ad altro Stato, nei casi e con le forme disciplinati da leggi dello Stato.
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