Hotel Michelangelo, Hotel Covid a Milano

Benvenuti all’Hotel Michelangelo, l’albergo Covid voluto dal Comune e dalla Prefettura di Milano e gestito per la parte sanitaria da Ats Milano e Asst Milano Nord e per la parte organizzativa dalla cooperativa sociale Proges, che ha affidato il ruolo di coordinatore della parte logistica in questo grattacielo con vista sulla Stazione Centrale a Luigi Regalia, 48 anni di Cardano al Campo, una laurea in Scienze motorie ma da una vita al lavoro come responsabile di diverse case di riposo anche nel Varesotto, Vergiate prima e Caronno Pertusella e Tradate dopo.

«Siamo entrati qui alle 19 del 30 marzo con le prime 17 persone, quasi tutti agenti delle forze di polizia che non avevano altro posto dove trascorrere la quarantena al sicuro. Poi, i numeri si sono gonfiati e abbiamo iniziato ad accogliere i pazienti dimessi dagli ospedali della città e dell’hinterland ma ancora clinicamente positivi al Covid-19. Persone sfebbrate e senza sintomi che sono in grado di stare da sole nella loro camera con tv e wi-fi, di badare a se stesse e, se il caso, anche di farsi la puntura di eparina. Ora che si è esaurita l’onda che ha travolto gli ospedali, l’utenza è di nuovo cambiata. Sono i medici di base, grazie ai tamponi a domicilio, a mandarci qui persone guarite a casa ma ancora positive al Covid, o anche senzatetto provenienti dalla Casa della Carità e da Casa Jannacci. Finalmente, gli ingressi stanno calando e in sei giorni abbiamo dimesso oltre 40 persone, tra cui una mamma con un figlio di 7 anni. Eravamo 204 ora siamo 156», racconta Regalia, che torna un paio di volte a settimana a casa per stare in famiglia («e ogni volta che rivedo mia figlia è diversa…») ma per il resto vive «h 24» il suo lavoro.

«Premesso che non tutti reagiscono allo stesso modo, la nostra priorità è far sentire gli ospiti accolti, curati e accompagnati nella loro quarantena. Non è mica una colpa essere malati di Covid, no? Io e la mia squadra ci occupiamo della consegna dei pasti e dei libri e del servizio lavanderia degli ospiti, sempre nel rispetto del distanziamento e senza invadere la sfera sociale di chi è costretto a stare in camera. Quando un ospite finalmente può andarsene, siamo subito pronti a sanificare la stanza. In questa attività di supporto, abbiamo impiegato operatori di diverse provenienze (aiuto cuochi, personale settore turistico, tutti disoccupati) e lo stesso ha fatto l’Asst con operatori sanitari (ortottiste, fisioterapisti e operatori psichiatrici) inviati da ambulatori o settori temporaneamente chiusi. Anche il report sugli ospiti è compito nostro, mentre la pianificazione e l’effettuazione dei tamponi è compito dell’Ats e la sorveglianza sanitaria dell’Asst».

Fonte La Prealpina

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Gianantonio Bevilacqua, giornalista pubblicista dal 1998 Ordine dei Giornalisti - Regione Lombardia. , Esperto di difesa e politica

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