
Laura Azzolina, Ministro della pubblica istruzione, con il celebre Pierino cinematografico, ritenuto l’alunno discolo per antonomasia.
La scuola è indubbiamente uno dei problemi in assoluto più spinosi post lockdown covid19. Il ministro Luisa Azzolina da Siracusa, seguendo pedissequamente le orme del premier, ha brillato certamente più per indecisione, mancanza di idee e di progetti concreti, che per capacita’ ad adempiere il proprio compito, in un campo certamente difficile e complesso, ma fondamentale per la crescita di tanti ragazzi. Partiamo dalla didattica a distanza, unica soluzione nell’emergenza, sicuramente asettica, che ha trovato ovvi problemi tra insegnanti ed alunni. Innanzitutto non tutti potevano disporre di un computer a casa, di una linea internet, in molti casi le famiglie si sono trovate con più figli da gestire e senza la possibilità di dotare tutti del prezioso strumento didattico, non tutti gli insegnanti sono risultati sul pezzo con la tecnologia, alcuni addirittura latitanti, linee capricciose, problemi tecnici organizzativi infiniti e chi più ne ha ne metta. Per tutta questa serie di problematiche e perché la stragrande maggioranza di studenti si è praticamente persa un anno sarebbe stato opportuno riaprire tutte le scuole di ordine e grado ad inizio maggio in occasione della partenza della cosidetta fase 2. Aggiungiamo il caos sugli esami di maturità e sugli esami di licenza media, la linea più volte cambiata circa bocciature si/bocciature no, sei politico si, no, ni. Da un recente sondaggio svolto da Antonio Noto per il quotidiano “Il Giorno” è emerso che proprio la scuola risulta essere il principale tallone d’Achille del governo Conte. Sia il premier sia la sua ministra non sono mai riusciti a superare il 30% di consensi per la gestione emergenziale. Attualmente sono al minimo storico, infatti appena il 23% risulta favorevole alla chiusura dei plessi fino a settembre, praticamente poco più di 2 su 10, mentre più del 57% afferma con convinzione che le scuole avrebbero dovuto riaprire appena cessato il lockdown. In tantissimi non comprendo il perché i ragazzi possano uscire, trovarsi tra loro, dal 3 di giugno andare anche in altre regioni, ma non possano ritornare sui banchi, magari muniti della tanto odiata mascherina.

A tutto questo va aggiunto il fatto che moltissimi genitori al momento della ripresa delle attività lavorative si sono trovati ad affrontare un altro impervio problema, il non sapere a chi lasciare accudire i figli a casa. I bonus baby sitter ed i congedi parentali difficilmente risciranno a supplire a questa carenza, lasciando nello sconforto tantissimi mamme e papà. Altro allarme o meglio altra vergogna la mancanza di presidenti di commissioni per gli esami di maturità. Nelle Marche, per esempio, mancano 65 presidenti a fronte di una necessità di 320. In sette Regioni, Lazio, Friuli, Marche, Veneto, Puglia, Piemonte, Toscana i dirigenti sono stati costretti a ricorrere ad un secondo appello per trovare disponibilità. L’Associazione dei presidi ha scritto alla ministra dichiarandosi perplessa sulla scelta di sostenere gli esami in classe e caldeggiando quelli da casa come per gli esami delle medie, sostenendo che l’età media dei docenti consiglierebbe quello. In Lombardia, ritenuta il centro del focolaio covid 19, ne mancano circa il 40%, 279 candidature su 558 posti.
Un vero disastro a cui ai più non sono sfuggite nemmeno le idee per la riapertura a settembre, con ingressi scaglionati (in un primo momento si era parlato addirittura di alunni “alternati”, del tipo meta’ nei giorni dispari e metà nei giorni pari….. o altre amenita’ simili….), distanziamento sociale di un metro (come fare non è dato a sapersi….), mascherine.
Che dire, non per ritornare sempre al punto di partenza, ma con l’autonomia le nostre Regioni si sarebbero trovate ad affrontare questi problemi?
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