Gasperini: “Ho avuto il Covid”. Polemiche feroci!

Gian Piero Gasperini, 62 anni, ex calciatore (Reggiana, Palermo, Cavese, Pistoiese, Pescara, Salernitana e Vis Pesaro), allenatore dell’Atalanta Bergamasca Calcio grazie alla quale ha vinto nel 2019 la Panchina d’oro.

Martedi 10 Marzo allo stadio de Mestalla di Valencia si e’ disputata la gara (a porte chiuse, senza spettatori….) di ritorno degli ottavi di finale di Champions League tra Valencia ed Atalanta, vinta dai bergamaschi 3-4, consentendo ai nerazzurri di patron Percassi di accedere ai quarti di finale della manifestazione.

“La Gazzetta dello Sport”, nella giornata di domenica 31 Maggio, a firma di Luigi Garlando, ha pubblicato un’intervista all’allenatore dell’Atalanta Gian Piero Gasperini che ha fatto molto scalpore, suscitando un vespaio di polemiche e feroci critiche in Spagna. L’allenatore dell’anno 2019 ha dichiarato di aver avuto il Covid 19, il famigerato coronavirus, e di aver temuto di morire.

“Il giorno prima della partita di Valencia stavo male. Il pomeriggio della partita stavo ancora peggio, in panchina non avevo una bella faccia. Le due notti successive a Zingonia ho dormito poco. Non avevo la febbre, ma mi sentivo a pezzi come se l’avessi avuta a quaranta”. Ancora più inquietante un aneddoto relativo ai giorni successivi. Vittorio, chef stellato e grande tifoso nerazzurro, aveva omaggiato 25 colombe e Dom Perignon annata 2008 all’intera squadra. Gasperini dopo aver assaggiato il cadeau si rivolge al suo vice, Tullio Gritti, dicendo che il prestigioso champagne sembrava acqua e la colomba pane. Uno dei sintomi del covid abbiamo imparato essere appunto la perdita del gusto e il non riconoscere i sapori. Dieci giorni fa l’allenatore si è sottoposto ai test sierologici che hanno confermato come anche il mister atalantino sia stato colpito dal coronavirus.

Ovviamente queste dichiarazioni non sono state prese molto “sportivamente” dal Valencia che, dopo la gara di ritorno di Champions contro i bergamaschi, ha riscontrato dieci giocatori positivi al virus. A sorprendere maggiormente la società spagnola è stata la superficialità del tecnico di fronte a quelli che erano chiari sintomi del virus stesso senza prendere nessun tipo di precauzione, mettendo a rischio numerose persone durante il viaggio ed il soggiorno a Valencia. In quei giorni purtroppo erano chiaramente noti a tutti, il lockdown era partito l’8 marzo. E quel match è stata l’ultima partita prima del blocco delle competizioni da parte dell’Uefa.

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Squadre a centrocampo prima della gara all’ Estadio de Mestalla (10 Marzo 2020)

Ovviamente ora tutti si chiedono se i vertici della società orobica erano al corrente dello stato fisico di Gasperini o se il mister abbia tenuto all’oscuro la dirigenza per superficialità o per non mancare a quello che è diventato un traguardo storico per il club. Oggettivamente viene difficile credere che il Presidente Percassi, qualora fosse stato a conoscenza dello stato di malessere del proprio tecnico, si fosse mostrato reticente, soprattutto rischiando di mettere a repentaglio la salute di tutti i suoi giocatori e di tutto il suo staff. Anche perché denunciando i sintomi, tutta la squadra avrebbe dovuto mettersi in quarantena e l’Uefa avrebbe rinviato la partita, come sono state rinviate, per esempio, le partite dell’Inter e della Roma in Europa League. Senza nessun rischio di sanzione o squalifica per il club bergamasco. Sicuramente siamo in presenza di un comportamento molto discutibile del tecnico piemontese che oltre ad aver messo a rischio decine e decine di persone non ha avuto nemmeno la decenza, a questo punto, di stare in silenzio e di non ritornare su un episodio certamente poco edificante per la propria persona. Sottolineare di aver avuto paura di morire, dell’angoscia nel sentire le continue sirene delle ambulanze che sfrecciavano nel silenzio della notte e raccontare i comportamenti di quei giorni, adesso risulta oltre che grave anche particolarmente ingenuo. Un vecchio adagio lombardo recitava l’inutilità di chiudere le gabbie quando i buoi erano scappati. Avesse fatto finta di nulla, pur se eticamente non sarebbe stato ammirevole, indubbiamente avrebbe evitato le pessime figure e le polemiche di queste ore.

Una cosa si evince da questo scivolone, il rispetto della salute del prossimo non deve risultare mai secondaria rispetto alla propria. In modo particolare da chi è guardato come esempio da migliaia di appassionati, bambini in primis.

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