La fase 2 delle escort. l’80% ha deciso di non “riaprire”

Una escort bolognese confessa tutti i problemi che sta incontrando la sua categoria a causa dell’emergenza coronavirus.

Jessica, che riceve nella sua casa di Bologna, guadagnava fino a 15.000 euro al mese prima del coronavirus, e ha da poco ripreso a lavorare: “la paura c’è ma io non posso stare ferma fino a quando non trovano un vaccino, ho adottato delle precauzioni e ho avuto anche clienti che hanno tenuto la mascherina addosso durante il rapporto sessuale”. 

Una sua collega che lavora a Bologna aggiunge “Il covid ci ha rovinato, non possiamo lavorare: io sono in difficoltà economiche e ho pensato persino di rivolgermi alla Caritas”.

Il fatto che in Italia la prostituzione sia tollerata ma non sia regolarmente riconosciuta crea naturalmente un buco normativo con le logiche conseguenze. “Se la prostituzione fosse riconosciuta, noi pagheremmo le tasse e avremmo diritto a una pensione e a dei controlli periodici”

In passato più volte si è cercato di porre rimedio regolarizzando le lavoratrici del sesso, anche con richieste di referendum ma purtroppo senza raggiungere alcun risultato.

I clienti sono combattuti tra un lungo periodo di “astinenza” ed il desiderio di riprendere le loro abitudini. Ma onestamente il sesso con la mascherina e magari guanti e visiera, non ci sembra la soluzione ottimale.

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