Ex Unione Sovietica, ex Jugoslavia… ex Italia?

La storia ci racconta di altri stati nati per “imposizione” come accaduto nel 1861 all’Italia, l’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche nel 1922 e la Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia nel 1945 ne sono un esempio.

Il 30 dicembre 1922, dopo la guerra civile russa, venne fondata l’URSS, acronimo di Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, sulle ceneri dell’autocrazia zarista, guidata da Lenin. I principali soggetti politici attivi erano i Soviet, associazioni di operai, contadini, soldati, sorte, in modo particolare, nei centri industrializzati della Russia ed il Partito Comunista Russo. Circa tre decenni dopo il Partito Comunista Russo si trasformerà in Partito Comunista Sovietico. Ben presto il Partito prese il sopravvento sui Soviet, inglobandoli. Da quel momento ai Soviet ebbero accesso solo gli iscritti al Partito di provata fiducia. Nasce così il Partito Stato, i cui organi più importanti furono il Poljtburo (la Presidenza, l’organo di comando) e l’Orgbjuro (Segreteria Generale) entrambi eletti dal Comitato Centrale. Dell’ Urss facevano parte 15 stati, per l’esattezza l’Armenia, l’Azerbaigian, la Bielorussia, l’Estonia, la Georgia, il Kazakistan, il Kirghizistan, la Lettonia, la Lituania, la Moldavia, la Russia, il Tagikistan, il Turkmenistan, l’Ucraina, e l’Uzbekistan. L’organizzazione politica del primo stato socialista esistente al mondo spettava d’imperio alla Russia, lo stato più grande e potente. La fine dello stato federale che si estendeva dall’Europa Occidentale all’Asia è datata agosto 1991, dopo un fallito colpo di stato nei confronti dell’allora presidente Gorbacev. Dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica molti stati hanno avuto a che fare con desideri separatisti dei territori che avevano notevoli divergenze etniche e religiose. Di fatto ogni stato oggi è autonomo. In Bielorussia, Kazakistan e Kirghizistan e’ stata mantenuta la lingua russa, negli altri stati post sovietici invece ha perso il suo status. Da ricordare la guerra cecena per rivendicare maggior autonomia ed indipendenza.

Le guerre balcaniche del 1912/13 nate per combattere i turchi prima ed i bulgari dopo, portarono, di fatto, al primo conflitto mondiale. Nel 1917 viene messa la prima pietra per la nascita della Jugoslavia con la dichiarazione di Corfù. Nel 1919 il principe reggente Aleksandar proclama la costituzione del Regno dei Serbi, Croati e Sloveni, conosciuto come Regno Shs. Il regno ebbe vita breve, infatti un decennio dopo, nel 1929 con un colpo di stato Aleksandar abolì tutti i partiti e cambiò il nome del regno in Jugoslavia, terminato con l’invasione nazista del 1941. Durante la seconda guerra mondiale si faranno ben presto conoscere i partigiani comunisti ed il loro leader, Josip Broz, da tutti conosciuto come Tito. Nell’agosto del 1945 si consumò la fine definitiva del governo di coalizione. Nel gennaio 1946, dopo l’abolizione della monarchia, nacque la Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia, sul modello dell’Urss. Il potere era centrale, alle sei repubbliche, Bosnia Erzegovina,Croazia, Macedonia, Montenegro, Serbia, Slovenia e alle due regioni autonome, Kosovo e Vojvodina, venivano assegnate competenze molto limitate. Da qui iniziera’ il “regno” di Tito che lo porterà, più volte, anche a scontrarsi ed a rompere i rapporti con l’Unione Sovietica. Dopo la morte di Tito nel 1980, l’aggravarsi della crisi economico-finanziaria del paese, il crescente divario tra Nord e Sud, ma soprattutto le spinte nazionaliste sempre più forti ed incontrollate, portarono a dei conflitti sempre più feroci e violenti. Il referendum del 1991, dove Croazia e Slovenia decisero a favore dell’Indipendenza, decreto’ la fine della Jugoslavia. Successivamente ci fu la guerra in Bosnia (1992/1995), in Kosovo nel 1998 e solo a fine 1999 si concluderanno i conflitti nell’ex Jugoslavia.

Nel 1849 falli’ il progetto di una confederazione di stati della penisola italica caldeggiato da Massimo D’Azeglio, piemontese, dal filosofo e federalista milanese Carlo Cattaneo e dal toscano Bettino Ricasoli. Il Regno d’Italia nacque nel 1861,durante il cosiddetto Risorgimento, con il Regno di Sardegna, le Province del Centro Italia, l’Umbria, le Marche, i territori Lombardi, il Ducato di Savoia, il Regno delle due Sicilie anniettato dalla spedizione garibaldina dei mille. Tutte queste unificazioni avvengono con le guerre di indipendenza. L’unità nazionale in realtà terminò nel 1919 con l’annessione di Trento, Trieste, dell’Istria e della Dalmazia (una parte). Il Regno d’Italia sarà retto fino al 1946 da una monarchia costituzionale.

Trovare analogie tra l’Unione Sovietica, la Jugoslavia e l’Italia non è così utopistico, folle o da visionari. In tutti e tre i casi siamo in presenza di un insieme di popoli, etnie, culture totalmente diverse e spesso contrapposte. Le divisioni spesso, non sono un valore aggiunto o un arricchimento, ma esattamente e diametralmente l’opposto. L’unità d’Italia, è notorio, non stiamo proferendo nessun tipo di bestemmia, è stata prevaricante, violenta, mal digerita da molti, e questi sentimenti, se pur calmierati nel corso degli anni, non sono mai svaniti, anzi hanno sempre covato sotto le ceneri. Nello stivale, come nella ex Jugoslavia, si sono presto trasformati in un scontro Nord-Sud, troppe le differenze, il divario sempre più crescente non ha fatto altro che esasperare gli animi, sempre pronti, alla prima occasione, a vomitarsi addosso una antipatia atavica che neppure il politicamente corretto, il pensiero progressista di chi professa una totale tolleranza, solo di facciata molto spesso, verso tutti e tutti, riesce a nascondere o ad eludere. Pensiamo a quante lingue autoctone che volgarmente, spesso con disprezzo, vengono definiti dialetti, ma che in realtà sono vere e proprie lingue, esistono, da nord a sud, come spesso, spesso a sproposito, ama affermare qualcuno…… Il tempo, come sempre, sarà galantuomo, non si può negare l’evidenza. Nei mesi futuri, mesi non anni, si giocheranno partite fondamentali per gli equilibri geopolitici ed economici dell’intero pianeta, molte realtà, in primis una Europa debole, inutile, disunita, inefficace, uscita a pezzi dalla pandemia, dovranno inevitabilmente cambiare radicalmente, è in atto una rivoluzione ed i più lungimiranti l’hanno capito perfettamente.

Dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica e della Jugoslavia, prossimamente a chi tocchera’?

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Bandiera dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche
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