
Alcune settimane fa il Ministro all’Istruzione Lucia Azzolina propose per la riapertura delle scuole a settembre di dividere le classi a metà: ciascuna metà avrebbe frequentato per metà settimana, mentre l’altra metà, per metà settimana, avrebbe continuato a collegarsi col sito della scuola per le lezioni on-line. Ho aspettato pazientemente la nascita del nuovo DL, quello da 55 miliardi per intenderci, per capire se vi veniva proposta una qualsivoglia via d’uscita. Nulla. Se non il rituale annuncio dell’assunzione di qualche decina di migliaia di insegnanti.
Ci è rimasta sul groppone la “scuola a metà” e null’altro per immaginare la riapertura degli edifici scolastici a settembre. Insieme all’angoscia dei genitori degli alunni più piccoli che, dovendo lavorare entrambi, non sanno dove mettere i bambini, ma soprattutto non sanno come fare la scuola on-line. E qui apro una parentesi perché lo devo a molti genitori mi hanno telefonato tutti sull’orlo di una crisi di nervi, chiedendomi di scrivere sul tema.
Scuola on-line da marzo a oggi, elementari: entrare nel sito della scuola, recuperare gli esercizi, le pagine da leggere o studiare, i titoli dei temi, stampare il tutto, spiegare al figlio tutti gli argomenti di tutte le materie (cioè fare lezione), eseguire sui quaderni dove si devono incollare le fotocopie, scansionare i compiti, inviarli alla maestra ….. che non li corregge perché le servono solo per assicurare la presenza dell’alunno sul registro di classe.
Mi sono domandata: ma un filmatino di un’oretta nel quale la maestra spiega l’argomento nuovo, motiva i propri alunni ponendo loro delle domande per attivare la curiosità e la capacità di ricerca, dà indicazioni sul come fare gli esercizi? Con tutte le dirette che intasano FB, una in più della maestra non avrebbe infastidito nessuno. Assegnare solo compiti scritti essenziali da eseguire al computer in modo tale da restituirli agli alunni corretti e con preghiera di ristudiare eventualmente un passaggio o una regola? Senza dover stampare tutto che costa “un mutuo” di carta e toner. Mica tutte le famiglie possono economicamente permetterselo. E questa era la seconda domanda. Per chiudere la parentesi: la didattica on-line è diversa dalla didattica in presenza. Far finta che non sia così, è come andare in autostrada bendati. Solo che a farsi del male sono gli studenti, soprattutto quelli più svantaggiati dal punto di vista socio-economico-culturale.
Chiudiamo la parentesi della “scuola ‘ccecata” (a meno che mamma e papà non abbiano assunto la maestra a domicilio) e torniamo alla “scuola a metà”.
Se veramente il Governo intende assumere qualche decina di migliaia di docenti, forse abbiamo una via d’uscita per ritornare a scuola tutti quanti a settembre per quanto riguarda le elementari. Basta tenere presenti i seguenti numeri: 22 e 24. E ripassare la legge sulla posizione giuridica degli insegnanti elementari che recita che essi sono abilitati all’insegnamento di tutte le materie fatto salvo inglese e religione cattolica per le quali serve la specializzazione. Ogni insegnante elementare può fare 22 ore settimanali di insegnamento e le ore minime di insegnamento settimanale per ogni alunno devono essere 24.
In caso di emergenza, e il covid19 lo è, si potrebbe contrattare con il Vaticano di fare solo 1 ora alla settimana di religione cattolica e di abolire l’ora si sport per ovvi motivi; di eliminare le mense e sospendere il tempo pieno. L’orario settimanale scenderebbe a 22 a 21 ore se si dovesse togliere anche l’ora di musica. In questo modo si possono creare classi con non più di 10-12 alunni (dipende dall’ampiezza delle aule) che possono turnare al mattino o al pomeriggio per 4-4,5 ore al giorno di lezione. È importante assumere gli insegnanti che servono a coprire i posti liberi. È fondamentale rivedere gli organici che devono essere funzionali all’organizzazione emergenziale. Tutto ciò ovviamente solo per i mesi necessari.
Per queste operazioni occorrre che lo Stato sia veloce a legiferare e concordare le cose che gli competono, ma per il resto mi appello all’autonomia, non quella regionale, quella delle singole scuole. Certo “delle Scuole” che per legge hanno già l’autonomia e sarebbe opportuno che iniziassero ad usarla. Serve che i genitori tornino a fare i genitori e la scuola faccia la scuola. E non si venga a dire che la scuola on-line sarà la scuola del futuro…..quella per educare i robot. Forse. I bambini hanno bisogno dell’adulto vicino per crescere e per imparare, per essere amici e divertirsi. Perché la scuola è vita e non un computer.
A proposito: invece di mascherine chirurgiche, che costano e durano solo 4 ore, e per evitare le “mascherine pezze” ottime per spolverare i banchi, una bella visiera lavabile e igenizzabile tutti i giorni che copre anche gli occhi dei nostri bambini e della maestra e permette a tutti di respirare?
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