Emanuela Munerato: “Il Veneto ha bisogno di un’autonomia reale”

“Il verde la pianura, il bianco è la cristianità e la neve delle Alpi, mentre il rosso il sangue dei caduti”. Con queste parole Emanuela Munerato definisce, in un’intervista al Resto del Carlino, i colori della bandiera italiana. Dipendente di una ditta tessile, viene eletta nel 2008 alla Camera dei Deputati con la Lega Nord Padania per la circoscrizione Veneto-1. Fa scalpore il suo intervento parlamentare del 16 dicembre 2011 quando vota la fiducia al governo Monti vestita con la tuta arancione che indossava da operaia. Nel 2013, alla scadenza del suo mandato, si candida al Senato sempre per la Lega Nord e viene eletta. Nel marzo del 2015 lascia il gruppo parlamentare della Lega ed approda al gruppo misto a seguito dell’espulsione di Flavio Tosi dal partito e qualche mese dopo forma assieme alle senatrici Raffaella Bellot e Patrizia Bisinella una componente del gruppo denominata “Fare” che si ispira al partito fondato dall’ex sindaco di Verona. Responsabile per la provincia di Rovigo di Rete 22 Ottobre per l’Autonomia aderisce al progetto del Partito dei Veneti sulla scorta dell’accordo tra Rete 22 Ottobre ed il PdV.

Lei è stata eletta in parlamento con la Lega nord per l’indipendenza della Padania. Successivamente è passata al gruppo misto. Ci può ripercorrere il suo percorso parlamentare? Come giudica la sua esperienza al parlamento italiano?

È stata un’esperienza meravigliosa della quale conservo i bei ricordi a partire da com’è nata, quasi per caso. Ero entrata a completamento della lista nel collegio della Camera dov’era compresa la provincia di Rovigo ma non si pensava che sarebbe scattato il seggio nella posizione dov’ero inserita. Invece è successo e da lì è cambiato il mondo, sono partita per Roma, un’esperienza che mi ha cambiata, un vortice di relazioni e di situazioni nuove per le quali ho dovuto attrezzarmi. Sono stata catapultata da una sezione di provincia della Lega e dalla fabbrica dove lavoravo a dover parlare con Ministri e esponenti politici di primo piano. È stato bello, avvincente anche se molto impegnativo.

È sempre stata considerata vicino all’ex sindaco di Verona Flavio Tosi.

Mi sono avvicinata a lui durante il mio primo mandato ed è stato un vero e proprio amore sul piano politico. Lui incarnava pienamente il modo di essere Leghista che io, e le persone con cui ero cresciuta, interpretavamo senza magari averne la sua consapevolezza. Il Veneto prima di ogni cosa, la concretezza invece degli slogan, il pragmatismo nell’approccio alla soluzione dei problemi e soprattutto poche grida e tanto, tanto, tanto lavoro che è fatto di un contatto con la gente quotidiano. Credo di essere stata in ogni angolo del Polesine e di aver incontrato migliaia di persone.

Come giudica l’amministrazione Zaia e come sta gestendo l’emergenza sanitaria?

Come tutti si adegua ai decreti ed alla linea del governo, a di là di qualche scostamento che viene sottolineato con grande enfasi. Ma si tratta di dettagli perché, giustamente, un’emergenza di questo tempo è ovvio che abbia una gestione nazionale. La politica dev’essere solo capace di tradurre al meglio le analisi della comunità scientifica, senza compromettere il tessuto economico del Paese.

Proprio a causa di questa pandemia sono state rimandate le elezioni regionali. A suo giudizio è stato un bene per il Veneto oppure un danno? E ritiene che le scelte del governatore siano state influenzate dalla campagna elettorale?

Penso fosse inevitabile anche se la data del voto non può essere procrastinata troppo, il Consiglio ed il Presidente hanno un mandato quinquennale. La democrazia vuole che siano i cittadini ad esprimersi con cadenza regolare. È vero che la situazione è straordinaria, quindi è accettabile un rinvio ma non a tempo indeterminato. Per quanto riguarda Zaia si è comportato come sempre e come mi sarei aspettata.

Lei è un’autonomista convinta. Innanzitutto autonomista o secessionista?

Sono sempre stata per l’Autonomia, la secessione l’ho sempre vista come una bandiera, un miraggio simbolico ma impraticabile dal punto di vista pratico. Mi ricordo che chi lo sosteneva un tempo veniva tacciato di anti-leghismo proprio da chi oggi di Autonomia non parla più. Ritengo invece che la questione settentrionale esista ancora e che vada risolta, appunto, con un’Autonomia reale e più estesa possibile.

Qual è la situazione in Veneto, ed in generale in tutto il nord, dal punto di vista dell’autonomia?

Bloccata da un governo che ha a cuore esclusivamente il Mezzogiorno, un’alleanza che fino all’anno scorso sembrava impossibile, tra Pd e grillini. Finché ci saranno loro non succederà nulla e se verrà concessa Autonomia sarà solamente di facciata, non cioè di cui ha bisogno il Veneto.

Quale sarà il futuro politico dell’on. Emanuela Munerato?

Quello della militante in difesa del Popolo Veneto, quella di una donna che ha imparato ad ascoltare e a farsi interprete delle vere esigenze di chi vive nella nostra Regione.

Lascio a lei la chiusa di questa intervista.

Faccio politica per gli ideali non per raggiungere obiettivi personali. In parlamento sono già stata dieci anni, se continuo è perché ho a cuore la serenità delle persone, soprattutto di chi si massacra di lavoro dalla mattina alla sera e che meriterebbe una prospettiva più rosea, almeno per i propri figli.

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Regista televisivo e teatrale

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