
Nell’epoca dei social media, con l’ampia condivisione di messaggi sociali, il problema principale è rappresentato dalle fake news. Il termine può essere tradotto come “notizie fasulle” ed è costituito da articoli inventati, informazioni distorte e bugiarde, non aderenti alla realtà dei fatti. Si tratta di una manomissione del reale per fini politici e propagandistici, e per favorire, nell’ambito dell’economia e della mentalità dei consumi, false lanciate pubblicitarie per profitti da click-baiting ,attirando in questo modo numerosi utenti sprovvisti ed ingenui.
Sebbene siano una costante storica a partire dalla diffusione della stampa e dei mezzi di comunicazione, per condizionare il comportamento degli esseri umani, le fake news, similmente ad un “virus” si propagano liberamente( nonostante le nuove strategie operate da efficaci algoritmi informatici), se non vengono messi in atto comportamenti di prevenzione. Margareth Sullivan, giornalista del “The WashingtonPost” ha elaborato una “ricetta” di consigli per contrastare la disinformazione: è bene ricordare agli utenti di consultare e confrontare più fonti di informazione (l’unicità e le dinamiche autoreferenziali dell’informazione devono essere evitate), non condividere le notizie senza verificare, le fonti (un attento controllo è un bene non solo per i lettori ma per tutta la comunità sociale), e correggere immediatamente, nel caso venissero condivise false informazioni(riconoscendo i propri sbagli).
È doveroso, per gli utenti, elaborare un atteggiamento rigorosamente scettico verso l’informazione, utilizzando il pensiero critico e razionale, uno stratagemma in grado di svincolarci dalle “bufale” e dalle fallace in cui corriamo il rischio di essere vittime. la verità, è bene tenerlo a mente, non è una ricerca così semplice e scontata come un “click immediato” sulle nostre piattaforme social. La fake news più celebre della storia avvenne in Inghilterra: Dei malcapitati azionisti Londinesi nel 1814 credettero alla falsa notizia della morte di Napoleone e si precipitarono ad investire in borsa nonostante la notizia fosse priva di una certezza oggettiva: quando si scoprì che l’Imperatore era vivo ed in perfetto stato di salute, gli investitori avevano già venduto un milioni di Titoli di Stato, a discapito del rischio finanziario . Questo accadimento ci insegna, nel complesso mondo della comunicazione, che il pensiero vale più di qualsiasi reazione istintiva, che prima di cedere alle lusinghe di un articolo che colpisce il nostro “appetito” è meglio attenersi a semplici regole pratiche, prendendo spunto da un passo significativo di un’opera di Marc Bloch, uno storico Francese del novecento, il quale affermava che “Una falsa notizia è solo apparentemente fortuita, o meglio, tutto ciò che vi è di fortuito è l’incidente iniziale che fa scattare l’immaginazione; ma questo procedimento ha luogo solo perché le immaginazioni sono già preparate e in silenzioso fermento.
Rispondi, replica o rettifica