
Carlo Lottieri, bresciano, è un filosofo, docente universitario, saggista di orientamento liberale. La sua ultima fatica letteraria è “Beni comuni, diritti individuali e ordine evolutivo” edita da IBL Libri.
Lottieri, il 25 Aprile è stato lanciato un manifesto appello da imprenditori, studiosi, liberi professionisti denominato Nuova Costituente. Ci può spiegare brevemente questa iniziativa?
Nuova Costituente nasce dalla presa d’atto che la costituzione repubblicana è fallita, che c’è bisogno di liberare tutte le differenti comunità e di puntare verso quel Palazzo che ha fatto dell’Italia intera un’anonima periferia. L’idea è quella di immaginare una convenzione come quella che segno’ le origini degli Stati Uniti d’America, che permetta ad ogni territorio di avanzare le proprie tesi e negoziare un testo finale che non penalizzi nessuno. Questo testo, per giunta, diventerà la nuova costituzione solo nei territori che la voteranno. Gli altri dovranno darsi una costituzione indipendente.
Tra i vari firmatari figurano anime totalmente diverse, politicamente e culturalmente. Come vede una coesistenza tra queste anime?
Il movimento si chiama “Nuova Costituente. Democrazia, libertà, federalismo “. È già nella denominazione sono evidenti le tre anime: quella che predilige la democrazia, quella che enfatizza il tema della libertà, quella che e’ orientata al federalismo. Una componente, in effetti, valorizza maggiormente la democrazia: specie quella diretta. Quanti guardano al modello elvetico sono particolarmente sensibili a queste tesi e noi, in effetti, vogliamo che ogni futuro assetto sia sorretto dal voto popolare. Vi sono, poi, i liberali ed i libertari: quanti pensano che le istituzioni debbano soprattutto tutelare i diritti dei singoli e che quindi guardano alla concorrenza istituzionale (al moltiplicarsi di piccole realtà) come ad una strategia per allargare l’autonomia di ogni persona. Vi sono, infine, personalità che vengono principalmente dal mondo autonomista ed indipendentista e che hanno a cuore soprattutto l’autogoverno. Problemi di convivenza? Assolutamente no. Si tratta di un’alleanza di sensibilità convergenti, che uniscono pure laici e cattolici e cittadini di ogni latitudine.
In molti, in questi giorni difficili causa emergenza Covid 19 mettono in guardia circa la progressiva perdita delle liberta’ personali, una minaccia allo stato di diritto o addirittura un rischio stesso per la tenuta democratica. Lei cosa ne pensa?
In questo periodo abbiamo capito che l’Italia unificata ha sviluppato, nell’ultimo secolo e mezzo, logiche intimamente fasciste. Quando Piero Gobetti, poco prima di morire, disse che il fascismo era l’autobiografia della nazione egli coglieva qualcosa di essenziale. I nostri governanti hanno la vocazione a usare le maniere forti e “metodi” cinesi, mentre molti nostri concittadini sembrano desiderare soltanto di farsi delatori e pubblici accusatori. Disfare questa unità fasulla è necessario pure da questo punto di vista.
Per usare un termine molto in voga, in queste ore, come vede la Fase 2, dopo il lancio della Nuova Costituente? Quali saranno le prossime iniziative che intendete intraprendere?
Stiamo ricevendo tantissime adesioni e tutti vogliono darsi da fare: abbiamo quindi il dovere di incanalare queste energie. Cominceremo quindi ad affrontare temi del lavoro, ma abbiamo già al lavoro alcuni gruppi su altre questioni. E’ chiaro c’e’ la necessità che il movimento sviluppi analisi precise e sappia poi veicolare messaggi semplici, in grado di catturare il pubblico.
Facendo seguito ad un articolo de “Il Giornale ” che l’ha vista protagonista insieme al neoborbonico Gennaro De Crescenzo, dove avete toccato lo spinoso rapporto Nord-Sud, avete entrambi sottolineato come il metodo distributivo sia fallito. Ci può spiegare, in maniera più esaustiva, il vostro pensiero?
Quel dibattito mi e’ parso positivo, perché ha attestato come sia possibile ragionare e capirsi. Uno degli effetti peggiori dell’unificazione italiana e dell’occupazione del mezzogiorno e’ stato lo sviluppare un sentimento di frustrazione nelle popolazioni meridionali, associato a un senso di superiorità del Nord. In questa situazione è difficile capirsi, ma è anche vero che molti al sud iniziano a capire che la redistribuzione territoriale ha impedito e continua ad impedire lo sviluppo di un’imprenditoria libera, dinamica, autonoma rispetto allo stato ed ai partiti. Il risultato, alla fine, è che tutte le molte realtà che compongono l’Italia hanno bisogno di più libertà ed autogoverno.
A lei le conclusioni…….
Mi sento, in conclusione, di dire questo. Nuova Costituente è un movimento politico sui generis, che è sorto in una fase folle della nostra storia: una fase che ha visto i diritti individuali declinare e imporsi un governo onnipotente. Nessuno ci ha detto cosa non dovevamo fare per non infettare gli altri: si sono limitati ad imprigionarci nelle nostre case. Tutti i virologi sanno che se ci si tiene a due metri di distanza dagli altri non è possibile trasmettere il virus, ma il governo Conte ci ha trattato come il Partito Comunista cinese tratta i suoi sudditi. Questo movimento assai peculiare vuole essere il catalizzatore di tante sensibilità positive e di tante energie volte a distruggere per ricostruire. Vogliamo realizzare una Rivoluzione di velluto: un cambiamento radicale che ponga al centro i diritti, la dimensione contrattuale, il rispetto reciproco, il consenso. Non è l’iniziativa di questo o di quello. Vuole essere un invito a tutti, affinché si entri in un mondo nuovo.

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