
di Christian Miotti
Qualcuno in questi giorni, di fronte alle difficoltà inevitabili avute da alcune regioni nell’affrontare l’emergenza è arrivato perfino a mettere in discussione la gestione sanitaria che oggi in parte è affidata ai territori.
Probabilmente si tratta di speculazioni, di attacchi politici che rientrano nel tifo da stadio che ha contraddistinto ininterrottamente il confronto politico di questi mesi.
Certo che sarebbe bene mettere in chiaro alcuni punti e porre una domanda a chi è arrivato a pensare addirittura di attuare un processo centralista, in netto contrasto con quello democraticamente scelto il 22 ottobre 2017 da Lombardi e Veneti.
Siete davvero sicuri che Roma sarebbe stata in grado di gestire meglio questa emergenza?
Se dovessi elencare tutti gli errori commessi dallo stato centrale non basterebbe un articolo, nulla in questi mesi ha dato prova di una sua presunta efficienza.
Tra i tanti errori, il più grave è stato quello di trovarsi totalmente impreparati, senza un piano di diagnostica e contrasto di diffusione del virus, ed ecco che le regioni sono state costrette ad inseguire e a combattere in prima linea una guerra che a livello centrale era stata ignorata.
In tutto questo caos c’è un modello che senza ombra di dubbio ha funzionato, quello Veneto, che disobbedendo alle direttive imposte dal governo centrale, in pieno spirito autonomista ha adottato un approccio diverso e vincente
Chiaramente in Lombardia sarebbe stato difficile, viste le diverse condizioni di partenza, adottare le stesse misure proposte dal virologo Crisanti e appoggiate da Luca Zaia, ma dovrebbe far riflettere il fatto che l’unica cosa ad aver funzionato perfettamente sia stato un modello sviluppato in piena autonomia da una regione.
Una regione che già il 20 gennaio, mentre a Roma minimizzavano il rischio, correva ai ripari facendo una scorta di 500 mila reagenti, acquistando successivamente una macchina in grado di analizzare fino a 9mila tamponi al giorno (unica in Italia).
È ipotizzabile e auspicabile che nei prossimi mesi quello Veneto sarà un modello che farà scuola in Italia e all’estero.
Qualcuno non lo ammetterà mai, ma solo grazie all’autonomia sanitaria delle regioni abbiamo la possibilità di non commettere gli stessi errori nel prossimo futuro.
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