
Sfiorare è una parola grossa. L’asteroide OR2 1998 passerà a 6 milioni di anni luce dalla terra, ed è la distanza che raggiungerà quando sarà più vicino, poi ricomincerà ad allontanarsi. Gli scienziati lo conoscono da 22 anni, passa dalle nostre parti ogni 3 anni e mezzo circa, ed è un oggetto potenzialmente pericoloso per la terra.
Lo rendono tale le sue dimensioni, quasi 4 chilometri di diametro. Lo paragonano alle dimensioni dell’Everest. Insomma, se per qualche disgrazia qualcosa cambiasse nell’orbita dell’asteroide e questo qualcosa facesse in modo che OR2 1998 ci caschi addosso non sarebbe un bel momento. Non succederà il prossimo 29 aprile 2020, fortunatamente la sua orbita per ora è stabile. Lo si può notare da questo link cneos.jpl.nasa.gov/ca/.
La Nasa assicura che con una coordinazione fra gli stati che hanno una agenzia spaziale e coinvolgendo tutti gli astronomi, professionali o dilettanti che siano, siamo in grado di monitorare le orbite di questi asteroidi e avere il tempo di organizzarci, magari lanciando una apposita missione, e, se sarà possibile, fare in modo di diminuire gli effetti di un disastroso impatto con la Terra.
La fiducia negli altri Stati è una bella cosa, specialmente quando non ci sono alternative, ma considerando come è andata con l’epidemia del Covid 19 e con il ritardo con cui la Cina ha comunicato l’esistenza di un virus nuovo, sui monitoraggi di asteroidi potenzialmente pericolosi, io mi adeguerei al proverbio che dice “chi fa da sé, fa per tre”.
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