
Egregio dott. Attilio Fontana
lei ha appena incontrato il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte negli uffici della Prefettura di Milano per fare un punto sulla situazione in riferimento all’emergenza sanitaria dovuta alla pandemia COVID-19. La Lombardia ha pagato e sta pagando un duro prezzo in termine di vittime e questo è il vostro primo incontro dopo la propagazione del virus. Finalmente, si può dire, lo stato si fa vedere e non solo per scopiazzare ordinanze emesse da lei e trascriverle sui decreti, estendendole a tutto il territorio italico. Perchè, ricordiamolo, c’è stata una sorta di rincorsa nel nome di “l’Italia è tutta unita e non si fanno differenze”. Ma questa è storia ormai vecchia.
Lei ha consegnato al Premier un documento, risultato della riunione del Patto per lo Sviluppo che si era riunito in mattinata. Per chi se lo fosse perso riprendiamo qua i principali punti che lei stesso ha pubblicato nel suo post.
1. Sostegno alle famiglie: asili nido, servizi per l’infanzia, scuola e necessità di coniugare il rientro al lavoro dei genitori con la gestione dei figli e ipotesi di congedi parentali: il 50% della retribuzione non è sufficiente.
2. Sostegno alle imprese: necessità di rispondere in tempi rapidi alle richieste delle aziende e semplificazione per far ripartire i cantieri e le attività produttive.
3. Trasporto Pubblico Locale: è imperativo definire chi può occuparsi, e con quale titolo (i funzionari / controllori delle aziende di trasporto non sono pubblici ufficiali), dei controlli all’ingresso delle stazioni e sui mezzi pubblici e del mantenimento delle distanze al loro interno.
Ebbene Presidente vorrei farle alcuni appunti.
Innanzitutto il luogo dove si è svolto l’incontro: la Prefettura di Milano, ossia la casa che lo stato centrale ha sui territori. La stessa casa che lei da vecchio militante della Lega Nord per l’Indipendenza della Padania voleva abolire. Forse sarò troppo estremo ma se un’alta carica dello Stato vuole interloquire con me nel pieno del suo ruolo istituzionale, PRETENDO che lo faccia a casa mia, a Palazzo Lombardia, la casa di tutti i lombardi. Viene, bussa e parliamo. Forse sono troppo estremo io o forse sarebbe troppo autonomista una posizione del genere.
Il secondo appunto che voglio avanzarle è che non leggo tra i punti da lei presentati al Presidente del Consiglio nessun accenno, nemmeno velato, all’autonomia.
Quale miglior occasione se non questa pandemia, purtroppo, per dimostrare che la Lombardia ce la può fare da sola, che l’autonomia territoriale è necessaria, che poter decidere a casa propria velocizza i tempi non dovendosi tirare dietro un carrozzone statale carico di burocrazia.
E allora una domanda giunge spontanea: ma a cosa serve il Patto per lo Sviluppo se dopo bisogna andare dallo stato centrale a chiedere col cappello in mano?
Egregio Presidente, le ricordo che la Lombardia è economicamente il motore dell’Italia, che avanza un residuo fiscale di 54 miliardi l’anno, che non dobbiamo essere noi a chiedere ma deve essere lo stato italiano.
E non glielo ricordo io, ma glielo ricordano gli oltre 3 milioni di lombardi che il 22 ottobre del 2017 hanno chiesto una maggiore autonomia regionale. Lo hanno chiesto e adesso la pretendono.
Con cordialità.
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