Gianluca Pini il Barbaro Sognante

Gianluca Pini

Gianluca Pini, forlivese, è stato Parlamentare della Lega Nord Circoscrizione Emilia Romagna nelle Legislature XV, XVI, XVII ed è un imprenditore nel settore alimentare.

Gianluca Pini come valuta l’attuale situazione politica, sanitaria, emergenziale ed economica?

La situazione politica per quanto possibile è ancora più drammatica di quella sanitaria: da una parte c’e’ un governo guidato da un vanesio e permalosissimo personaggio da opera buffa che gioca a fare lo statista senza nemmeno avere il senso di cosa sia uno stato; dall’altra mi pare che chi guida le opposizioni abbia dato prova di una tale confusione strategica da dimostrare di non essere all’altezza di guidare un paese.

Nel mezzo c’e’ qualche sprazzo di serietà da parte di singoli, ma siamo all’anno zero della classe dirigente. Probabilmente questa crisi determinera’, a bocce ferme, un big bang della politica tale da rendere marginale le apparenze ed i social e riporterà le persone ad affidarsi a persone riconosciute serie e capaci anche in situazioni di crisi, a gente come Luca Zaia per esempio.

Come giudica l’operatore del Governatore della Regione Emilia Romagna Bonaccini e cosa pensa del fatto che dopo aver chiesto una accelerata sulle mascherine e’ stato prontamente accontentato con 3 milioni di mascherine stesse, secondo altre voci, addirittura 7 milioni, cosa, per esempio, non capitata ai Governatori di Lombardia e Veneto che avevano fatto analoga richiesta?

Bonaccini, dopo un errore di valutazione iniziale indotto dal governo, si è comportato in maniera dignitosamente corretta. Viene però da chiedersi come sarebbero andate le cose se avessimo avuto un coordinamento istituzionalizzato delle regioni del Nord, una macroregione padana che fin dal primo momento avesse applicato autonomamente quello che è stato l’appello dei governatori del Nord, da Fedriga a Cirio, da Fugatti a Fontana, di mettere in quarantena chi aveva avuto contatti con la Cina che Conte e la sinistra hanno snobbato come “razzismo”.

Forse oggi i numeri sarebbero meno pesanti. Ma questo deve essere di insegnamento per il futuro: i territori devono poter ragionare in maniera autonoma e per principio di omogeneità, non per piaggeria politica.

Da ex “Barbaro Sognante” come vede la situazione autonomia nella sua Regione e nelle altre due Regioni, Lombardia e Veneto, che avevano sottoscritto un un’accordo di massima, con l’allora premier Gentiloni?

Perché ex? Lo sono ora come lo ero allora. Comunque la vedo male. I meridionali, e non solo la loro classe politica, hanno capito che con il Nord produttivo in crisi ci sarà meno da grattare per vivere sulle spalle degli altri, quindi faranno fuoco e fiamme a Roma per sospendere o cancellare ogni tentativo di autonomia, anche fosse senza residuo fiscale: è troppa la paura di dover camminare con le proprie gambe.

Però c’è da dire che la situazione di crisi al Nord potrebbe risvegliare un sano sentimento autonomista, o meglio ancora, indipendentista. Mi pare che qualcosa covi sotto la cenere. Basta una fiammella, al momento giusto, per bruciare sull’altare del buon senso anacronistiche idee sovraniste.

In una recente intervista alla nostra testata Roberto Maroni ha parlato del solito “rito romano”, lei cosa ne pensa alla luce dei continui scontri di questi giorni tra Governo e Regioni e Governo e sindaci?

Quello che pensavo ventinove anni fa quando feci la tessera della Lega Nord e che penso ancora adesso: preferisco mille volte discutere con i “cattivoni” tedeschi che però hanno l’etica del lavoro nel loro DNA che con i parassiti della palude romana abituati,da sempre, a campare sulle spalle degli altri.

Attenzione, non parlo di UE, oramai fallita sotto il peso dell’elefantismo burocratico e destinata ad implodere grazie a personaggi da circo come Rutte, ma di una grande macroregione mitteleuropea all’interno della quale la Padania potrebbe avere un peso specifico mille volte superiore rispetto a quello di un paese da operetta come quello al quale sono abituati in tanti e, ahimé, in molti anche assuefatti.

Lasciamo a lei le osservazioni finali e la conclusione……

La crisi lascerà molte macerie, anche sul piano politico ed istituzionale. Da queste macerie potremmo ripartire con un nuovo soggetto politico che rappresenti seriamente le istanze del Nord. Perché la questione settentrionale, purtroppo, non solo non si è risolta, ma si è aggravata. E nella politica e nelle istituzioni se non si torna velocemente al rito ambrosiano, o veneto, o romagnolo, o piemontese che sia, viene difficile immaginare un futuro per le nostre terre.

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