Fronte Covid 19 e Lombardia autonomista. Non permettiamo al virus di vincere

C’è un politico che, ai tempi di Lombardia Autonomista, quando si potevano fare battute sessiste in pubblico, iniziava i suoi interventi dicendo che i discorsi dovevano essere come le minigonne: corti, aderenti al contenuto e il più possibile rivelatori. Rimanevo lì, perplessa di fronte al commento che non faceva una grinza, e mi immaginavo l’effetto se la battuta l’avesse fatta una donna. Se, invece di parlare di minigonne, avesse fatto lo stesso paragone con i calzoncini di un atletico bagnino. Grinze non ce ne erano ugualmente, ma non avrebbe scatenato la risata e ottenuto l’attenzione del pubblico. Avrebbe invece scandalizzato e sembrata fuori luogo.

I paragoni: Veneto e Lombardia

Come quei calzoncini, corti e rivelatori, vi scandalizzerò. Sulla gestione Covid 19, in questi giorni, c’è chi continua a paragonare l’operato di Luca Zaia, il Doge veneto, con quello del Presidente della Lombardia Fontana. Luca Zaia ha fatto la zona rossa e Attilio Fontana no. Luca Zaia ha fatto tamponi per il covid 19 a tutti e Attilio Fontana no. Luca Zaia ha dato mascherine a tutti e Attilio Fontana no. Potremmo andare avanti per parecchie righe.

Questi attacchi alla Lombardia e alla gestione della emergenza sanitaria Covid 19 arrivano un po’ da tutte le parti. Dai giornali di chiaro stampo centro-governativo, come il Fatto quotidiano, La Repubblica e altri, da politici lombardi pro coalizione pd – 5 stelle, dagli esponenti del governo centrale italiano ma anche da politici appartenenti alle aree di maggioranza nella stessa Lombardia. Non faccio nomi e cognomi, ma esempi pubblici ce ne sono tanti.

Il paragone fra il doge e il presidente

Il motivo di questo continuo paragone delle maggiori difficoltà che ha il presidente lombardo rispetto al collega veneto è in un nome: il Doge. Luca Zaia è il doge del Veneto, lo seguono tutti, opposizioni comprese. Non gli serve dire che ha bisogno dell’esercito o dei carabinieri (che rispondono al ministero della difesa) o della polizia di stato (che risponde al ministero dell’interno) per mettere in lockdown una città o una provincia. Se le forze dell’ordine non ci vanno, ci vanno gli alpini, o i volontari, i veneti stessi. Quindi, per evitar problemi, Roma (inteso come governo centrale) sta zitta e collabora.

La situazione della Lombardia

In Lombardia, il presidente Attilio Fontana (ma potrebbe esserci chiunque altro al suo posto) non può contare sullo stesso spirito di collaborazione e di comunità. Gli uomini dell’opposizione in regione Lombardia sono preoccupati dalla possibilità di giocarsi la poltrona a Roma se prendono le parti di Attilio Fontana e del governo della Lombardia. L’accusa di collaborazionismo fa loro più paura del Covid 19 stesso. Non è diversa la posizione degli alleati di governo lombardo e anche di membri del consiglio regionale dove proprio il nerbo lombardo non si vede. Inoltre, gli uomini della Compagnia delle Opere della ex gestione Formigoni sono ancora nelle Ast a occupare posti e a tramare strategie per occuparne altri, invece di lavorare per la Lombardia e per i lombardi.

Tutto questo fa si che Attilio Fontana non possa fare un passo oltre le regole e che non possa prendere decisioni forti e risolutive, senza passare dal governo centrale, senza avere sempre e comunque le spalle coperte dalla legge.

C’è il dubbio, solo il presidente Fontana sa quanto concreto sia, che nel caso in cui il governo Centrale si metta di traverso dopo una decisione forte della regione Lombardia, i nemici fraterni, interni ed esterni si mettano dalla parte di Roma? Quei pochi lombardi che si sentono tali temono di si, non vogliono perdere briciole di libertà (non chiamiamola autonomia, che non c’è) e fanno finta che sul fronte Covid 19 tutto vada bene. Però, giudicando gli attacchi che ricevono Attilio Fontana e la regione Lombardia questa debolezza politica della Lombardia, rispetto al Veneto, non è sfuggita al governo romano e di conseguenza si permettono di mettere tutti i bastoni fra le ruote che possono, a scapito della vita dei lombardi.

Eppure il miracolo c’è stato. Non si è fatto quello che si poteva fare con una Lombardia autonomista, ma c’è stato

L’ospedale della fiera di Milano, quello di Bergamo, e i tanti passi avanti fatti fra le mille difficoltà, compresa la mancanza di collaborazione degli abitanti della Lombardia, rappresentano un miracolo di cui essere fieri ed è il frutto del lavoro della giunta Fontana, nonostante questa situazione. Il paragone fra le due amministrazioni è quindi ingiusto. Il vero paragone va fatto fra i due popoli. Quello veneto c’è. Quello lombardo, purtroppo, no. Ed è la mancanza di coesione dei lombardi che è alla base della causa di tutte quelle inefficienze di cui adesso si lamentano.

About Ilaria Maria Preti 13 Articles
Giornalista metà Milanese e metà Mantovana. Coordino la redazione di Nord Notizie. Ho iniziato giovanissima con cronaca, cibo e politica. Nella mia giovinezza ho collaborato con Tvci, una delle prime televisioni private e così sono anche parte della storia della televisione, quasi nella stessa linea temporale dei tirannosauri. Dal 2000 speaker di Radio Padania, collaboro con alcune testate giornalistiche, portali informativi e blog fra cui anche Co Notizie News Zoom

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