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Italia, paese di sole, mare, pizza, mandolini, mafia e democristiani. E non necessariamente in questo ordine e collegati fra loro.
E mentre tutto il resto per fortuna o purtroppo è rimasto, sembrano spariti proprio questi ultimi, spazzati via dal ciclone tangentopoli. Sembrano ma non è proprio così. Si sono semplicemente riciclati, divisi ma sempre pronti a riunificarsi, in uno dei due schieramenti nati da un bipolarismo imperfetto. D’altronde i salti della quaglia ormai non si contano più.
Già, il bipolarismo. Una soluzione “all’italiana” per tagliare le ali estreme, i cosiddetti partitini, accusati dal sistema di disperdere voti e creare ingovernabilità. Peccato che in tutto il mondo civile è proprio la differenza spiccata tra le parti la radice sulla quali si basa la democrazia. Governi bene la gente ti vota, governi male la prossima volta gli elettori scelgono la parte opposta.
Ma in Italia no, non si può. E allora ci si inventa il pasticcio all’italiana: il centrodestra e il centrosinistra. Esperimento già fallito in partenza se ci si pensa bene. Come si può in uno stato culturalmente democristiano, che ospita il Vaticano che naturalmente da sempre influenza le scelte politiche italiane, direttamente o indirettamente, pensare di contrapporre due schieramenti la cui componente principale storicamente viene proprio da quella DC che governa dal 1946?
E allora ecco che il bipolarismo diventa un ménage à trois.
Certo che la logica ci direbbe che il terzo incomodo avrebbe dovuto essere quel partito che era nato come né di destra né di sinistra ma sindacato del nord, come dicevano gli slogan. Invece no. Il terzo lato di quel triangolo cantato da Renato Zero in una sua famosa opera è figlio dei girotondi, del popolo dei vaffa, dei forconi che volevano aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno, dimenticandosi ben presto però l’apriscatole a casa.
Ma allora perché il bipolarismo? A cosa effettivamente è servito? Il primo effetto è far sparire le ali estreme come già detto. E ne sanno qualcosa i comunisti, quelli veri, per esempio. E i radicali, che nonostante le loro battaglie di libertà, basta ricordare l’aborto, il divorzio ecc. sono stati praticamente assorbiti in un contenitore saturo di quei democristiani che erano i primi osteggiatori delle loro battaglie.
E ne sanno qualcosa gli indipendentisti del nord che si sono visti dapprima risvegliare un sentimento da troppi anni represso e poi catapultati in una coalizione ultra nazionalista. Non tutti a dire il vero, per fortuna. Però moltissimi di loro sono anche disposti a rinnegare il passato, adducendo come scusante che i tempi sono cambiati, che il nemico non è più Roma ma l’Europa.
I tempi sono cambiati? Ma quanto tempo ci stanno mettendo gli Scozzesi per ottenere l’indipendenza? E i Catalani?
Ecco a cosa è servito veramente il bipolarismo anomalo all’italiana: a dividere il popolo tra destra e sinistra seguendo un tifo di stampo calcistico. Un popolo diviso è più facile da ammaestrare e se il Nord non impara ad unirsi per combattere il centralismo di destra e sinistra questo vincerà sempre, perché l’importante è tenersi il banco che la parte produttiva del paese pensa a rifornire.
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