Angelo Luca Bona: facciamo le primarie dell’area cisalpina e individuiamo tutti insieme un leader che sostenga l’autodeterminazione del Nord.

angelo luca bona di Alpi

Alpi, Associazione Libera per l’Insubria, nasce nel 2013 ed opera in Lombardia e Piemonte. La mission è quella di promuovere il territorio dell’Insubria anche attraverso anche attraverso la tutela e il rilancio dell’identità, della storia e della cultura locale. Fra gli obbiettivi la valorizzazione delle vie d’acqua, dell’aeroporto di Malpensa e il rafforzamento dei rapporti col Canton Ticino.

Presidente dell’associazione e cofondatore è Angelo Luca Bona, già Vice presidente e Commissario Straordinario della Provincia di Novara, Consigliere e membro del Direttivo della Comunità montana dei due laghi.

L’intervista ad Angelo Luca Bona

Il 22 ottobre 2017 i Lombardi assieme ai Veneti hanno espresso il loro desiderio di una maggiore autonomia territoriale. È soddisfatto delle azioni che Regione Lombardia ha perseguito finora nei confronti del governo centrale per far sì che questa volontà venga realizzata?

“ALPI è tra il Piemonte e la Lombardia, da consigliere regionale piemontese per una parte della scorsa legislatura, sono riuscito quantomeno ad avviare il percorso in Regione Piemonte. Chiaramente se facciamo il confronto tra Lombardia e Piemonte, la Lombardia è senz’altro il modello principale per l’impostazione del progetto di autonomia differenziata, tuttavia, probabilmente per il fatto di aver avuto per oltre un anno un governo romano “amico” che ha badato più agli equilibri interni e a una ricerca di consenso anche al centro-sud, ha inciso sul proseguimento del percorso avviato con il Governo Gentiloni. “

“La Lombardia ha dato l’impressione di essere un po’ “timida” su un argomento così strategico, timidezza che per esempio, per la gestione dell’emergenza covid-19, fortunatamente non abbiamo assolutamente visto.”

Per Alpi l’autonomia cosa rappresenta? L’inizio di un percorso, il punto d’arrivo oppure una fase transitoria?

“Per ALPI il pieno ottenimento delle competenze stabilite dalla Costituzione è innanzitutto la strada per impedire mire di neocentralismo che riaffiorano molto spesso a Roma, il referendum “renziano” sul superamento dell’art. 116 e 117 della Costituzione è stato un grande rischio per i territori e un attentato alla necessità di maggiore autonomia regionale, ma forse ha anche svegliato la politica locale, rendendola consapevole che a Roma non vedono l’ora di togliere competenze e soprattutto ulteriori risorse.

C’è anche un motivo più operativo e di sostanza: per esercitare più competenze serve che la macchina regionale sia in grado di svolgerle con efficienza, snellezza e velocità. Dimostrando di vincere queste sfide le regioni possono solo accrescere autorevolezza e affrancamento dallo statalismo centralista, quindi autonomia crea maggiore autonomia: solo così avremo la possibilità di competere maggiormente con le sfide europee riducendo la zavorra causata dall’apparato romano.”

Quali sono le azioni che pensate di intraprendere per il raggiungimento del vostro obiettivo?

“Siamo nati nel 2013 con l’obiettivo di rendere consapevole il Territorio insubre della propria identità culturale, economica e civica, creando rete tra imprese e amministrazioni pubbliche, promuovendo incontri, convegni, azioni di lobbyng territoriale che hanno la finalità di dare risposte concrete. Solo così rendendo consapevole un Territorio di avere la convenienza e la necessità di un maggiore autogoverno, in un sistema federale e liberale, puoi aspirare a farlo crescere, rendendolo più forte e competitivo, senza inventarsi nulla ma valorizzando la propria storia, il proprio sistema socio-culturale, l’ambiente naturale ecc. va da se che la richiesta di maggiore autogoverno cresca e si rafforzi sostanzialmente e convintamente.”

A lei una conclusione

“Il mondo autonomista è purtroppo molto, troppo frastagliato e diviso, occorre trovare una sintesi superando le divisioni, che troppo spesso sono piccoli dettagli rispetto alla necessità dei territori. La Macro regione padano alpina potrebbe essere la risposta da percorre politicamente e trasversalmente, anche alla luce dell’emergenza legata al covid-19, abbandonando gli schemi divisivi e ormai inutili del “destra”, “sinistra” ecc.”

“Una Regione Padano Alpina, federale al proprio interno, che produce oltre il 50% del PIL italiano, superando le singole regioni e costituendo i “cantoni”, per dirla come il prof. Miglio, per la gestione dell’area vasta, potrebbe essere fattibile senza modifiche alla costituzione e l’autonomia ce la prenderemmo senza bisogno di chiedere niente a nessuno. Ma per fare questo ciascuno deve rinunciare a qualcosa per un superiore interesse comune. Altra sfida che segnerebbe un passaggio epocale nell’autonomismo padano: invece delle primarie del centro destra o del centro sinistra, proviamo a fare le primarie dell’area cisalpina e individuiamo tutti insieme un leader che sostenga l’autodeterminazione del Nord, ne usciremmo tutti rafforzati e con un peso politico decisamente più dirompente. ALPI è pronta.”

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Regista televisivo e teatrale

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