Bonus spesa, a chi spetta? Non al Nord. E non è colpa di Bruxelles

Bonus spesa, a chi spetta? Non a chi resta a casa, ma neppure a chi è stato lasciato a casa, senza lavoro. Perché? (Foto di Roman Kraft)

Non è stata fatta la Padania. O macroregione del Nord. E dunque neppure l’Europa. Se oggi il bonus spesa è tutto sbilanciato ancora una volta al Sud e se Bruxelles ci tratta da pezzenti è perché il Nord, grazie alla sua non-classe politica, paga il prezzo di uno Stato fatiscente, che si arrocca sulle autocertificazioni, sullo stesso numero di prefetture, di parlamentari a casa dal lavoro, di burocrati che rendono una patologia accedere ai 600 euro una tantum per chi fa trequarti di Pil del Paese. Milano non è Catanzaro.

E’ inutile fare le debite proporzioni tra quanto prenderà col bonus spesa un Comune del Mezzogiorno e uno del Nord. E’ la stessa ratio del reddito di cittadinanza e dei calcoli Istat sulla povertà. Al Nord la povertà la si deve mandar giù amara, come seconda medicina che però ti uccide.

Il bonus spesa va oltre un sussidio

Il problema è e resta un Nord afono, che fino all’ultimo segue con strabica azione sanitaria persino la politica dei tamponi. La Lombardia segue le linee guida del ministero e dell’Istituto superiore di sanità. Nei giorni scorsi alla lettera di 81 Comuni metropolitani milanesi, il governatore Fontana ha risposto proprio così. Dettano legge le linee guida nazionali. Il Veneto e l’Emilia la pensano diversamente. Anche il Piemonte va un po’ per la sua strada.

Dal 2001 le Regioni avevano la possibilità di far da sè in sanità. Responsabilità di spesa. Certo, il federalismo fiscale è però un’altra cosa. Però ci hanno dato a intendere che razionalizzando avrebbero migliorato, in realtà il neoliberismo, fuori il pubblico dalle cose pubbliche, ha reso un servizio essenziale e vitale scoperto al momento del bisogno. Come se il risparmio rendesse onnipotenti e invincibili.

L’agonia del residuo fiscale, l’autonomia silenziata dalla paura di alzare troppo la testa e perdere quota nel partito della nazione, quello che resta della Lega, (avete sentito assessori lombardi alzare la voce?) ci mostrano un Nord che ha perso la sua rappresentanza, che non sa parlare da par suo, alla pari, con la Germania, con la Francia, con Bruxelles. Per il Nord parla Roma, e Roma parla per il Sud. Non parla per Bergamo, non parla per Brescia, per Cremona…. dove a marzo l’assessorato al Welfare chiudeva la terapia intensiva neonatale e riduceva i posti dell’emergenza in pronto soccorso. Marzo 2020, non 2010.

Non l’ha detto l’Europa. L’ha detto l’Italia duale ma unita del disastro. Il vuoto di federalismo, vero, che avrebbe in questo momento reso possibile ad una macroregione del Nord di andare a trattare con Bruxelles, è oggi fatale. Qualsiasi soluzione, qualsiasi compromesso non saranno mai sufficienti per tornare all’attimo fatale prima del contagio. Senza il Nord l’Europa non sarà più la stessa. Senza la Padania, senza una entità politica, amministrativamente, economicamente autonoma, non ci sarà più neppure un Nord.


Il bonus spesa è lo starnuto del sistema, tranquilli che ci siamo già ammalati e la classe politica è diventata, come la chiamano, paucisintomatica. Portatrice del male

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Stefania Piazzo. Giornalista Professionista. Direttore responsabile lanuovapadania.it e de lindipendenzanuova.com

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