La Questione settentrionale ai tempi del Coronavirus

C’è un ricordo particolare che sta molto a cuore a coloro che hanno vissuto un’intensa stagione politica, quando frequentavano i movimenti autonomisti che si occupavano deĺla Questione Settentrionale. Ed ecco due parole levate al cielo che riecheggiano nei nostri pensieri con una potenza inaudita, scandite dalle urla durante le manifestazioni: Padania libera! Prima il nord!

E poi c’è un’altra immagine molto più recente, che rattrista, che scombussola le coscienze, le irrita e le getta nel baratro e nello sconforto: le mascherine inviate alla regione Lombardia che non sono a norma, inutilizzabili dal personale sanitario. È l’ennesimo sfregio di Roma alla dignità dei lombardi, i quali gestiscono nella solitudine estrema la più grande emergenza sanitaria del XXI secolo.

È dal 1861, dai preamboli dell’unità d’Italia, che il nord sorregge l’intero paese, sfama Roma con quattrini di imposte, coltiva la radice dell’assistenzialismo meridionalista. Il risultato è l’oblio e l’alienazione. Siamo trattati come cumuli di macerie, traditi, messi ai margini, delusi e amareggiati. E intanto le persone continuano a morire, mentre, qualche settimana fa, i vagoni carichi di giovani meridionali attraversano senza sosta le ferrovie della penisola.

È questo il ringraziamento per chi vi ha garantito una politica di assistenza e di redistribuzione sociale? Paradossalmente la terribile pandemia del Coronavirus ha posto le basi per sensibilizzare di nuovo il nord per la Questione settentrionale, cavallo di battaglia di tutta la nostra esistenza, dalle battaglie dei militanti storici o dalle riflessioni dei teorici più raffinati.

È una Questione urgente e delicata, molto più importante di quella meridionale

Quest’ultima, ormai, ha esaurito la propria linfa vitale in uno statalismo insensato e burocratizzato. Il nord deve nuovamente prendere coscienza di popolo, un’autocoscienza delle proprie potenzialità, delle proprie origini e del proprio valore. Siamo di nuovo pronti, attraverso questa emergenza, a fare la storia, senza l’aiuto di nessuno. Armiamoci della lezione di Miglio, che come inchiostro indelebile anima la prassi dei nostri animi autonomisti, valorizziamo la lezione liberale di Von Mises che insegnava a gran voce l’autodeterminazione dei popoli e il diritto di secessione dal centralismo dai potenti.

Tutto questo sarà possibile lontano dalla logica nefasta dei sovranismi e dei nazionalismi. La crisi sanitaria impone a tutti noi, oltre le divisioni, la tenacia e l’unità dei popoli del nord e dei cittadini lombardi.

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Giovane scrittore e opinionista. Collaboratore di numerose testate giornalistiche locali e online. Irriverente liberista, polemico, critico e liberale. Esperto di filosofia e storia del pensiero economico.

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