
Sono giorni duri, difficili, pesanti per una lavoratrice autonoma. La nostra vita, le nostre abitudini, il nostro essere quotidiano, laborioso e dinamico, è stato sconvolto, sgretolato e lesionato da un nemico tanto invisibile quanto letale, che è penetrato nelle nostre case, nei nostri uffici, nei nostri laboratori, lasciandoci impotenti, inermi, attoniti.
Non è un caso che le regioni del Nord siano le più colpite, le più massacrate da questo virus codardo ed insidioso che ci attacca alle spalle, senza possibilità di confronto: siamo i territori più attivi, i più produttivi del Paese.
Siamo un popolo che non riesce a stare con le mani in mano, che la mattina si alza presto e corre al lavoro, che trascorre le giornate sempre con la mente fissa sulla propria attività per far “quadrare i conti” e migliorare il proprio prodotto, la nostra qualità; quella qualità unica e impareggiabile che ci rende unici e riconoscibili nel mondo. Siamo seri, concreti, dinamici, precisi e creativi.
Questa prigionia forzata, questa inattività imposta, questa inedia inusuale, non è nelle nostre corde, ma non abbiamo alternativa.
La mattina, quando la svegliasuona, di buon mattino, ancora alla solita ora impostata, ci ritroviamo a prepararci con la consueta e metodica“fretta”, scandita da gesti l’uno incastrato con l’altro, in un meccanismorodato ed efficiente. Ma il percorso ora è diverso. Si interrompe proprio li,alla fine di quella catena di movimenti che si conclude con il caffè, quelcaffè prima di partire, a cui non sappiamo rinunciare e che ci prepara, con ilsorriso, ad affrontare la nostra nuova giornata di lavoro.
È qui che il tempo si ferma ediventa lento, quasi immobile e si condensa in una atmosfera di calma concretaed insolita, solo a tratti piacevole.
Con il senso di responsabilità erispetto che ci contraddistingue, sopporteremo il distacco dalle nostreattività, dai nostri pensieri ed ansie che fino a ieri marcavano il nostroagire quotidiano, perché la posta in gioco è la più preziosa che esista: lanostra sopravvivenza.
E allora alzo gli occhio al cieloe invoco la Provvidenza, perché ci assista, oggi, dandoci aiuto e protezione, e,domani, donandoci la forza necessaria per riprendere il cammino dove l’abbiamolasciato, per continuare a vivere con dignità e speranza verso il futuro.
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