Pensieri di una lavoratrice autonoma

coronavirus ( fonte esry)

Sono giorni duri, difficili, pesanti per una lavoratrice autonoma. La nostra vita, le nostre abitudini, il nostro essere quotidiano, laborioso e dinamico, è stato sconvolto, sgretolato e lesionato da un nemico tanto invisibile quanto letale, che è penetrato nelle nostre case, nei nostri uffici, nei nostri laboratori, lasciandoci impotenti, inermi, attoniti.

Non è un caso che le regioni del Nord siano le più colpite, le più massacrate da questo virus codardo ed insidioso che ci attacca alle spalle, senza possibilità di confronto: siamo i territori più attivi, i più produttivi del Paese.

Siamo un popolo che non riesce a stare con le mani in mano, che la mattina si alza presto e corre al lavoro, che trascorre le giornate sempre con la mente fissa sulla propria attività per far “quadrare i conti” e migliorare il proprio prodotto, la nostra qualità; quella qualità unica e impareggiabile che ci rende unici e riconoscibili nel mondo. Siamo seri, concreti, dinamici, precisi e creativi.

Questa prigionia forzata, questa inattività imposta, questa inedia inusuale, non è nelle nostre corde, ma non abbiamo alternativa.

Il corinavirus ha cambiato la vita della lavoratrice autonoma

La mattina, quando la svegliasuona, di buon mattino, ancora alla solita ora impostata,  ci ritroviamo a prepararci con la consueta e metodica“fretta”, scandita da gesti l’uno incastrato con l’altro, in un meccanismorodato ed efficiente. Ma il percorso ora è diverso. Si interrompe proprio li,alla fine di quella catena di movimenti che si conclude con il caffè, quelcaffè prima di partire, a cui non sappiamo rinunciare e che ci prepara, con ilsorriso, ad affrontare la nostra nuova giornata di lavoro.

È qui che il tempo si ferma ediventa lento, quasi immobile e si condensa in una atmosfera di calma concretaed insolita, solo a tratti piacevole.

Con il senso di responsabilità erispetto che ci contraddistingue, sopporteremo il distacco dalle nostreattività, dai nostri pensieri ed ansie che fino a ieri marcavano il nostroagire quotidiano, perché la posta in gioco è la più preziosa che esista: lanostra sopravvivenza.

E allora alzo gli occhio al cieloe invoco la Provvidenza, perché ci assista, oggi, dandoci aiuto e protezione, e,domani, donandoci la forza necessaria per riprendere il cammino dove l’abbiamolasciato, per continuare a vivere con dignità e speranza verso il futuro.

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