
Quando nasce un nuovo giornale, c’è da ringraziare il cielo. Non importa se chi scrive la pensi come te, se già ci sia, per una testata dal nome ambizioso che solca la bussola di una identità, altro da leggere nel panorama del Nord. Ben vengano poi le critiche e Dio ci scampi e liberi da chi ha sempre ragione, scriveva qualcuno.
Ecco, il Nord. Notizie e non solo, questo ci si aspetta. In questo tempo in cui si invocano leggi forti per uscire da una pandemia, e nessuno invoca autonomia per recuperare i soldi trattenuti dallo Stato centrale, occorre aumentare gli strumenti per generare competenza.
Guardiamo i balconi, le finestre, i social del Nord al tempo del Nord invaso dal virus.
Gli eredi di Lepanto dove sono?
Prima erano tutti a fare la spesa e a girare nei centri commerciali. Oggi sono in casa, sull ‘e-commerce. Altri fanno i pendolari a più alto rischio di contagio. Per salvarsi il posto di lavoro.
Ci hanno fatto credere che il problema fosse fermare i barconi. Poi è arrivata una paura più grande dei migranti e il silenzio è calato sul sovranismo di provincia.
Il problema è e resta uno. Il Nord, ma anche altri pezzi di geografia, sono sonnambuli
La prima guerra mondiale è nata così. Sembrava un caso anche l’attentato che fece scoppiare, scolasticamente parlando, la miccia del conflitto. Nessuno si era accorto del cataclisma che stava per arrivare sulle teste dell’Europa.
Neppure si erano accorti del varco pedonale lasciato incustodito a Costantinopoli quando l’islam entrò nella città e cambio le sorti della storia e della cristianità.
Un amico mi suggerisce sempre la lettura di un’opera di Stefan Zweig, «Momenti fatali». Schede storiche, racconti di incredibili “fatalità” arrivate e affrontate col medesimo stupore! Non si tratta di prevedere il futuro ma di attrezzarsi con competenza e conoscenza alla ricostruzione del nostro territorio.
Più che Nord-Sud, la questione va spostata su questo dualismo micidiale. Sapere o non sapere. Questione che è ben evidente nel leggere le azioni della classe politica che ci rappresenta sulla carta.
A voce alta!
Non si tratta certo di vivere ricordando Lepanto, o le armate alle porte di Vienna e Venezia o di alzare bandiere del passato, ma di attrezzarsi anche attraverso una comunicazione critica, a fronteggiare la negligenza culturale che stiamo subendo, l’afonia del Nord che ha perso l’orgoglio di essere diverso, non per costruire muri o respingere chi arriva da lontano, ma per continuare nello stile ambrosiano la liturgia non solo del fare, ma del pensare. A voce alta.
Rispondi, replica o rettifica