
C’è chi la vede come la terra di Gaudì e di Mirò, chi come lacittà della trasgressione e chi come l’avamposto della richiesta di libertà deipopoli. Difficilmente come le tre cose insieme.
Ed invece il fascino di Barcellona va ricercato coniugando lesue peculiarità più vivide nell’armonia di un popolo, quello catalano, spessocosì diverso dalle altre realtà spagnole. La gente è cortese, abituata adaprirsi verso il mondo, da sempre popolo di naviganti fin dai tempi degliAragona quando questa terra prese il nome di Principato di Catalogna nel XII eXIV secolo.
Non può non colpire il contrasto tra la splendida cattedrale gotica dedicata a Sant Eulalia, patrona della città e di fronte ad essa la costellazione di bandiere catalane, simbolo della sofferenza e della costrizione di un popolo che, a più riprese, ha goduto della propria libertà sistematicamente soffocata dai governanti iberici di turno.

Nota come la città dalle lunghe spiagge dorate, splendide in inverno, caotiche ed invivibili in estate, Barcellona rappresenta l’antitesi della città monumentale, segno del potere, dalle grandi vie, dei sontuosi palazzi e musei, rappresentati da Madrid, lontana culturalmente e politicamente anni luce. La vita scorre apparentemente senza soluzione di continuità, tra turismo e cultura, tra il desiderio di libertà e di aprire al mondo.
Una città davvero tra mille contraddizioni ma il cui popolo, quello catalano, ha dimostrato e tutt’ora dimostra, una caparbietà ed una risolutezza che dovrebbero fare scuola in tante realtà europee dove la lotta per la libertà si preferisce condurla dal divano.
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